Istituti enormi con tante sedi sparse sul territorio e un dirigente sempre meno vicino agli studenti. Questo il futuro che la finanziaria prevede per la scuola italiana, stabilendo l’accorpamento delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado in istituti comprensivi con almeno mille studenti. Un provvedimento che le Regioni governate dal centro-sinistra non hanno preso di buon grado e contro il quale alcune, capitanate dalla Toscana, hanno fatto ricorso, portando dinanzi alla Corte costituzionale l’articolo 19 della manovra di luglio.
Il Piemonte di Roberto Cota ha scelto una posizione intermedia. «Dobbiamo rispettare quanto prevede la legge, ma ci siamo esposti come Regione affinché il territorio abbia il tempo necessario per affrontare il cambiamento, garantendo l’efficienza e la qualità del nostro sistema », ha spiegato l’assessore regionale all’istruzione Alberto Cirio. «La finanziaria prevedeva il nuovo assetto per quest’anno, ma in Piemonte saranno necessari circa 120 accorpamenti; quindi, d’accordo con le Province, la Giunta ha deciso di recepire un piano triennale che prevede di raggiungere il 20 percento dell’obiettivo per il primo anno, il 60 per il secondo anno, arrivando a chiudere nel terzo anno». La Regione ha inoltre deciso che gli istituti comprensivi non dovranno superare i 1.200 iscritti. I plessi, in caso di insufficienza numerica, non potranno essere soppressi, a meno che non vi sia un servizio analogo nelle immediate vicinanze. Spetterà alle Province, entro il 9 dicembre di quest’anno, presentare i Piani provinciali per il dimensionamento scolastico, in modo da giungere entro il 31 dicembre alla versione definitiva del documento regionale 2012-2013.
Tempi ristretti per l’assessore provinciale all’istruzione Licia Viscusi, che sta incontrando le scuole: «Potrei occuparmi solo delle città, raggiungendo oltre il 20 percento delle autonomie, come stabilisce l’obiettivo regionale per quest’anno. Ma non posso non prendere in considerazione i Comuni limitrofi, con cui si dovrà fare i conti in futuro, quando le scuole diventeranno sedi distaccate degli istituti cittadini. Inoltre, se la finanziaria stabilisce di raggiungere un risparmio entro un anno, come si può stabilire di ottenerlo in tre?».
Ad Alba saranno 4 mila circa gli studenti coinvolti dal dimensionamento, senza contare le scuole dei Comuni vicini e gli iscritti al Centro territoriale permanente Alba-Bra, che potrebbero rientrare nelle cifre. Sentenzia l’assessore comunale all’istruzione Mariangela Roggero Domini: «Considerata la soglia massima di 1.200 allievi per ogni autonomia, risulta impossibile immaginare un numero di istituti comprensivi cittadini inferiore a quattro».
Chiara Cavalleris