Dove la cronaca diventa storia

Spesso ci si nutre di stereotipi, come quelli che circondano la figura dell’archivista, una persona sommersa dalla polvere, dall’oblio e dai documenti. Dopo l’incontro dei giorni scorsi al centro studi Beppe Fenoglio, legato alla manifestazione nazionale E poi non rimase nessuno, Gazzetta ha parlato con Wanda Gallo, consigliere regionale dell’Associazione nazionale archivistica italiana, e un’archivista albese, Roberta Audenino. Il problema è la carenza di fondi, acuita in questi tempi di crisi. Le due giovani donne non si dichiarano “indignate”, ma certo la manifestazione cui hanno partecipato intendeva attirare l’attenzione dell’opinione pubblica italiana (e di chi tiene i cordoni della borsa) sulla crisi degli Istituti archivistici minacciati di estinzione per mancanza di investimenti e progetti, assunzioni e reintegrazione degli organici.Come non indignarsi?

Ma che fanno gli archivisti di tanto importante? «Lavoriamo per tutti i cittadini, per tutelare i loro diritti, per poter far conoscere il passato, per proteggere i documenti, affinché si preservino nel futuro. Quello che oggi è cronaca, tra dieci anni sarà storia e c’è quindi la necessità di avere addetti in grado di leggere, proteggere e trasmettere i dati. Con l’avvento di Internet e la possibilità di avere documenti in formato digitale ci siamo posti un nuovo traguardo, la ricerca di soluzioni per gestire gli archivi “ibridi”, dove nastri magnetici o dischi rigidi stanno in compagnia delle pergamene».

Come state operando nella nostra area, nonostante i tagli statali e regionali? «Il bisogno di archivisti è sentito,mac’è mancanza di risorse. A ciò si aggiungono l’assenza di politiche a lungo termine e progettualità. Nonostante ciò il Piemonte si distingue, tanto che collaboriamo con la Regione a diverse iniziative, tra cui un seminario periodico tramite il quale analizziamo i vantaggi e gli svantaggi del passaggio al digitale, attraverso professionisti, archivisti, aziende e pubblica amministrazione. Esiste un progetto per creare un archivio centralizzato fruibile da tutti attraverso la rete: Alba è capofila del sistema per quanto riguarda Langa e Roero. Stiamo ora lavorando all’archivio storico albese, organizzando la parte novecentesca, dal 1901 al 1970. Nel 2003, alla Ferrero, inoltre, sono state poste le basi per la costruzione di un archivio interno».

Perché parlare di archivisti e dei loro problemi? «Alba conta molti archivisti attivi, alcuni dei quali hanno di recente collaborato nel riordinare l’archivio del San Lazzaro. Qui, inoltre, abbiamo trovato l’appoggio di diverse associazioni, che credono nel nostro lavoro anche come mezzo di prevenzione per le questioni ambientali».

Manuela Anfosso

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