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Con l’auto usata si resiste alla crisi

L’indagine promossa dall’Osservatorio Findomestic sul consumo di beni durevoli in Italia ha evidenziato dati altalenanti. Per capire la situazione a livello cuneese parliamo con il ricercatore Claudio Bardazzi.

Il reddito pro capite piemontese nel 2011 è salito del 3 per cento rispetto al 2010. Che cosa è successo nella Granda, Bardazzi?

«Se nel 2010 il reddito disponibile per ogni cuneese raggiungeva quota 19.829 euro, nel 2011 toccava i 20.438 euro, con una variazione positiva di 3,1 punti percentuali, collocandosi al terzo posto della classifica di virtuosità in Piemonte dopo Biella e Vercelli».

Tuttavia, sembra un indicatore non del tutto attendibile per fotografare la qualità della vita.

«Sì. La cifra è stata ottenuta dividendo il totale dei redditi esistenti per il numero dei residenti. C’è poi da considerare l’inflazione, il costo della vita, eccetera. Insomma, le variabili sono molte. Il reddito pro capite rappresenta uno degli indicatori».

E i comportamenti di consumo dei cuneesi?

«Sull’acquisto di auto nuove Cuneo registra una contrazione dell’11,8 per cento: un grave cedimento, ma meno “disperato” rispetto al crollo torinese (-17,3). Altro dato importante riguarda le auto usate: a Cuneo aumentano gli acquisti del 6,2 per cento (per un totale di 229 milioni di euro), aggiudicandosi il primo posto in classifica regionale. La provincia ribadisce il predominio nel settore dei motoveicoli, con una crescita del 7,1 per cento rispetto al 2010 e con una mobilitazione di circa 20 milioni. Per quanto riguarda la spesa per beni durevoli, Cuneo chiude con un -3 per cento, agguantando una posizione di relativa sicurezza rispetto alle intemperie del Paese».

Come giudica il “clima psicologico”?

 «Il 64 per cento del campione interpellato ha rivelato di aver ridotto le proprie spese nel corso del 2011. Sollecitati circa la crisi, ben il 46 per cento ha risposto che la situazione non tornerà quella di prima e ha espresso l’intenzione di modificare il proprio modus vivendi, ponderando le spese. Il 40 per cento, invece, ha manifestato la speranza che la crisi passi in fretta per tornare a fare acquisti ad “alto livello”. Dati sui quali è necessario riflettere».

m.v.

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