Analisi salvifiche? I beni durevoli sono lo spirito del capitalismo: prodotti informatici, autoveicoli, motoveicoli, elettrodomestici, telefonia. L’acquisto si trasforma in possesso, la merce diventa parte dell’esistenza quotidiana. Perciò si monitora il mercato: in periodo di recessione le analisi possono salvare, correggere la rotta, rimaneggiare gli eccessi. A questo proposito l’Osservatorio del gruppo Findomestic ha mobilitato risorse ed energie, addentrandosi in un lavoro esplorativo sintetizzato a Torino, lo scorso 17 gennaio.
A livello nazionale il Pil (Prodotto interno lordo) nel 2011 ha segnato un incremento dello 0,6 per cento, ma si prevede una contrazione dello 0,3 nel 2012. Conseguenti flessioni si ipotizzano sul fronte dei consumi interni (-0,3 per cento) e degli investimenti (-0,9 per cento), mentre cresceranno le importazioni (+0,3 per cento) e le esportazioni (+1,9 per cento). Segnali altalenanti, dunque, condizionati dalla provvisorietà dei mercati e dai “capricci” delle agenzie di rating (ne parliamo a parte), che non mancano di emettere verdetti drammatici sul sistema economico europeo. Inoltre, emerge da Findomestic come il consumo di beni durevoli lo scorso anno abbia subìto una contrazione del 4,3 per cento, passando da un valore di 82 miliardi nel 2009 a circa 77 nel 2011.
In Piemonte Findomestic fotografa una situazione bizzarra, caratterizzata da chiaroscuri e da marcate differenze territoriali (vedi anche intervista a lato). Il reddito pro capite si attesta a 20.302 euro, crescendo del 3 per cento e del 2 per cento in più rispetto alla media italiana. Sempre nel 2011 la spesa piemontese per l’acquisto di beni durevoli si è fermata a 5 miliardi e 285 milioni di euro (-5,9 per cento rispetto al 2010), accusando una contrazione paragonabile a quella nazionale. Sul settore “auto e moto” la maggiore tenuta si riscontra nel settore motoveicoli (i consumi calano “solo” dell’1,7 per cento a fronte del 13 per cento nazionale) e delle auto usate (+3,6 per cento). L’acquisto di auto nuove cala invece del 14,3 per cento: si ripiega sull’usato, penalizzando la qualità in favore del risparmio. Una strategia che a lungo termine potrebbe rivelarsi controproducente.
L’acquisto di mobili cala dell’1,1 per cento. Sul settore elettrodomestici precipitano gli acquisti di tv e video hi-fi (-22,3 per cento) e gli attrezzi per la cottura e per il lavaggio (-5,3 per cento). La spesa per i prodotti informatici raggiunge quota 103 milioni di euro, con una contrazione del 7,4 per cento rispetto al 2010. Quanto al clima emotivo, spiegano i ricercatori di Findomestic, «gli intervistati vivono uno stato d’animo di sfiducia e incertezza. Molti si sentono “paralizzati” e, sollecitati a immaginare il futuro, mostrano di avere più “speranza” che “voglia di lottare”».
Tuttavia, il Nord-Ovest sembra essere l’area italiana meno investita dal vento disgregante della crisi: la sensazione di peggioramento rispetto al 2010 ricorre nel 56 per cento degli intervistati, contro il 64 per cento su scala nazionale. Difficile capire se il Piemonte navighi in acque più sicure per via dell’atteggiamento più ottimista oppure se sia proprio il benessere a evocare ottimismo. Certo è che, concordano gli analisti, un approccio ostinato e combattivo, invece che remissivo e sgomento, incrementa le probabilità di salvezza. Economica e, soprattutto, umana.
Matteo Viberti