Chiara, nel 2012 continuerò a lottare e ad amare
Poche speranze e un unico augurio, quello di non perdere la fiducia in me stessa. L’Italia è sull’orlo del baratro, alle persone si chiede di lavorare di più, alle famiglie si chiedono sacrifici, ai pensionati di tirare la cinghia e ai giovani… non si chiede nulla. In questo Paese sono la piastrella che vacilla di un pavimento un po’ consumato, forse do noia e potrebbero benissimo sostituirmi con un’altra piastrella. Alle lacrime del ministro del lavoro Elsa Fornero mi sono intenerita, colpita da un senso di responsabilità portato allo sfogo, all’umanità più schietta. E mi sono sentita esclusa. Vorrei prendere parte a quel pianto, condividere con i miei concittadini la rabbia verso chi non ha pagato ciò che gli spettava e l’amore per il mio Paese. Ma, ora come ora, sento che a quel sacrificio chiesto tra i singhiozzi potrò partecipare tra molto tempo, probabilmente troppo per potermici anche solo proiettare. Non c’è posto per noi giovani, tra le file dei dottorati, dei concorsi e dell’apprendistato. In banca, per chiedere un mutuo, il nostro posto sarà per molto tempo dietro la linea gialla. E con lo stesso amore per la verità, scritta nero su bianco in belle parole, che mi porta ogni giorno a sperare di fare del giornalismo la mia vita, ora incrocio le dita affinché la disillusione non mi conduca alla resa. Continuerò a studiare, come se potesse fruttarmi, continuerò a scrivere, come se potesse essere la mia strada, continuerò ad amare, sognando una famiglia. In Italia.
Chiara Cavalleris, 21 anni, studentessa di scienze politiche presso l’Università di Torino, giornalista pubblicista, collaboratrice di Gazzetta dal 2008. Le piace molto viaggiare e assaggiare i cibi tipici di ogni Stato.
Alannah, indignarsi non stare a guardare
Penso al mondo di domani come a una barca in mezzo al mare, la cui vela è schiava di un vento capriccioso che muta valore e direzione. Immagino un mondo ancor più asimmetrico, che perde la giusta misura delle cose: i ricchi sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri, i polemici sempre più polemici. In un mondo siffatto, caratterizzato da una mentalità da gioco a “somma zero”, dove a un attore che vince ne corrisponde necessariamente uno che perde, non ci si può permettere di restare a guardare, applaudire o sbuffare, come un qualsiasi spettatore fagocitato dalla propria poltrona infeltrita. Bisogna comunicare, informarsi e informare, indignarsi e indignare, produrre buon pensiero e proteggerlo con azioni solide e mirate. Oggi, molti di noi, giovani e non solo, prendono le distanze dalla politica, limitandosi a lanciare polemiche sterili, che non trovano casa in un progetto concreto o in una possibile linea di azione. Non si può rinunciare al voto, nostro diritto e dovere, perché la politica è la culla in cui tutto si è generato e si genera, in cui forse, un giorno, tutto si potrà risolvere. Per questo e per molto altro, vorrei che i giovani italiani non si astenessero da alcuna decisione. Il futuro sono loro, il futuro siamo noi.
Alannah Ryan Doglio, 19 anni, iscritta alla Facoltà di scienze internazionali dello sviluppo e della cooperazione di Torino, collaboratrice di Gazzetta da pochi mesi. Ama le sue radici irlandesi e non può fare a meno dell’appuntamento annuale con Londra.
Silvana, avanti col futuro siamo pronti
Pensare al futuro in un momento in cui si sentono pronunciare solo le parole crisi, sacrificio, incertezza, non è semplice, e non lo è soprattutto per la nostra generazione, cresciuta nell’agiatezza, in un mondo in costante evoluzione che sembrava poterti offrire tutto quello che desideravi in un click. Oggi quella certezza si è trasformata in illusione, la “spavalderia” giovanile sopraffatta dall’insicurezza. L’inquietudine e il timore per il domani ci portano a porci domande. Siamo nati e cresciuti nell’abbondanza, grazie a genitori che per offrirci il meglio hanno lavorato duramente, saremo noi in grado di affrontare un futuro che appare così incerto? Per ora, una domanda senza risposta. Tuttavia un periodo di disorientamento, come l’attuale, può riaccendere la voglia di mettersi in gioco, la determinazione ad affrontare una grande sfida, solamente con le proprie forze. Sono queste forti emozioni che danno un senso alla vita, avere obiettivi da raggiungere, qualunque siano le difficoltà da affrontare e superare. Fin dai tempi antichi l’uomo ha manifestato la voglia di conoscere il proprio futuro, personalmente non ho mai sentito questa esigenza. Per quanto cerchiamo di programmarlo e costruirlo, il futuro ci riserva sempre inaspettate sorprese, a volte piacevoli e a volte meno. Ma che cosa resterebbe dell’esistenza di un individuo senza tutto questo? A volte ci sembra che ogni giorno sia uguale all’altro, ma se ci fermiamo a riflettere ci accorgiamo che ogni ora, minuto, secondo della nostra vita è unico e irripetibile. E allora che il futuro si faccia avanti, siamo pronti ad affrontarlo, o almeno ci proveremo.
Silvana Fenocchio è nata a Canale, ma abita a Trezzo Tinella. È impiegata, ha 36 anni e collabora con Gazzetta d’Alba dal 1998, occupandosi della zona della bassa Langa (Barbaresco, Treiso, Neive, Neviglie, Mango, Trezzo).
Andrea, credere nel potere dei sogni
Che cosa mi aspetto dal nuovo anno? Pensando al mio futuro non posso che fare riferimento alla società in cui vivo. E credo che se ognuno pensasse a migliorare se stesso non potrebbe che migliorare anche gli altri. Mi ritengo un ottimista, perché mi viene subito in mente il mio punto di partenza, la mia condizione attuale di uomo fortunato, che ha già le cose che contano nella vita: un’ottima famiglia, una ragazza che amo e tanti amici veri, sia vicini che lontani, la salute e un discreto benessere economico. Penso che il nuovo anno, e i prossimi anni, non saranno tanto diversi da quello “difficile” appena trascorso. A mio modo di vedere la poca lungimiranza della massa e dei suoi appariscenti rappresentanti, l’egoismo e l’incapacità di capire che non esiste crescita senza fatica e sofferenza, sono caratteristiche dilaganti e insite in molti. E quindi penso, anzi, sono convinto, che tutto ciò non potrà che rendere le cose sempre più faticose. Detto questo credo nel potere dei sogni, alla pazienza, alla perseveranza, all’impegno e al buon senso. Col nuovo anno voglio diventare migliore. Voglio crescere professionalmente e trovare la giusta misura tra carriera e tempo libero. Tempo per fare nuove esperienze, per provare nuovi sport e per condividere tutto con le persone a me care. Insomma, voglio rendere migliore la mia vita, guardando lontano malavorando ogni giorno anche sulle piccole cose. Chissà che non mi riesca davvero.
Andrea Audisio, 29 anni, di Montà, ingegnere gestionale dal 2007. Lavora in un’azienda con circa 200 dipendenti di Montà e collabora con Gazzetta dal settembre 2002.Andrea Audisio, 29 anni, di Montà, ingegnere gestionale dal 2007. Lavora in un’azienda con circa 200 dipendenti di Montà e collabora con Gazzetta dal settembre 2002.
Alberto, fuori dai vecchi schemi
2012, anno nuovo, dodici mesi di pagine bianche tutte da scrivere e da riempire. Con obiettivi sempre più importanti per chi come me esce dalla spensieratezza dell’adolescenza protratta fino agli anni universitari per addentrarsi nella giungla del mondo. Un anno in cui come giovani siamo chiamati – sempre più e senza ulteriori diritti d’appello – a far sentire la nostra voce e a ricostruire pezzo a pezzo un futuro che al momento ci hanno lasciato pieno di precarietà e di opportunità rare e spesso poco limpide. Non ci sono più scuse nemmeno per noi: cerchiamo di uscire dalle nostre camere, di distogliere i nostri occhi dallo schermo e sforziamoci di dire la nostra, per costruire una società e una città che possiamo sentire nostra davvero, lontana dai vecchi schemi e dalle solite facce. Là fuori c’è un’Alba che sta cambiando! La voce dei ragazzi che diventano protagonisti delle tante iniziative anche qui possibili (e che gli intolleranti spesso vorrebbero soffocare) è quella che vi racconteremo.
Alberto Giordano, 24 anni, praticante avvocato, laureato in giurisprudenza a ottobre del 2011, collabora con Gazzetta dal 2005.
Manuela 1, sarà l’anno del cambiamento
Il 2012 sarà un anno di cambiamenti e svolte nella mia vita o almeno me lo auguro. Ad aprile comincerò il servizio civile, spero: ogni mese posticipano per mancanza di fondi. Vorrei che questa fosse la data definitiva. Per quanto riguarda gli studi, sarà l’anno della tesi e della laurea e questo richiede decisioni importanti, come la scelta del luogo in cui svolgere un tirocinio formativo nella speranza che diventi il mio futuro lavoro. Sono consapevole che potrebbe restare un sogno. La situazione che l’Italia sta vivendo fa sì che gli stagisti vengano considerati dipendenti, senza essere retribuiti, senza avere un contratto e, nella maggioranza dei casi, senza la possibilità di assunzione. Da diversi mesi vivo da sola e con la flessibilità del lavoro – così la chiamano, io preferirei definirla instabilità e precarietà – ogni mese vivo con l’ansia di non farcela. Credo che questa scelta dovrebbe fare onore a chi troppo spesso viene definito “mammone”, a giovani che non se ne vanno mai dalla famiglia. Vorrei che questo 2012 potesse agevolare i ragazzi che si confrontano con il mondo e non danneggiarli. Sarà comunque un anno difficile per tutto il Paese. Ripongo le mie aspettative nel futuro e mi auguro di non trovarmi più a manifestare per i continui tagli alla scuola e alla sanità, c’è molto altro grasso che cola in Italia.
Manuela Anfosso, collaboratrice da circa tre mesi di Gazzetta, 20 anni, studentessa presso l’Università di Torino in scienze della comunicazione e operaia.
Manuela 2, sono troppi gli italiani che arrancano
«Italia, Paese di santi, poeti e navigatori ». Forse un tempo era davvero così, ora non più. Almeno per me. Vedo tanta gente che fatica ad arrivare a fine mese, giovani che non trovano lavoro, lavoratori che faticano a raggiungere la pensione. Mi viene da pensare che la parola che meglio rappresenta l’Italia sia “fatica”; quindi mi permetto di correggere il vecchio proverbio: “Italia, Paese della fatica”, dello stento e della difficoltà. La situazione attuale purtroppo non mi dà grandi motivazioni per essere positiva e ottimista. Ma voglio poter credere che pian piano tutto passerà, che gli sforzi e i sacrifici che ho fatto e che sto facendo valgano a qualcosa, vorrei poter avere opportunità e soprattutto vorrei non avere un’idea negativa del mio Paese. Saranno desideri banali e scontati, ma quando le cose non vanno bene, forse sono i pensieri più semplici che mi aiutano ad avere un po’ di fiducia. Non sto chiedendo un mondo perfetto, chiedo e spero di poter affrontare il futuro con meno paura.
Manuela Marchese, 26 anni, di Sommariva del Bosco, laureata in giurisprudenza, da un anno praticante in uno studio legale.
Cristian, spegnere la tv e accendere la testa
Il 2012 sarà ancora l’anno dei reality? O magari inizieremo a pensare e a fare nostra l’idea che la cultura, a differenza di quanto abbiamo sentito dire spesso nel 2011, non si mangia, ma sfama? Non parlo di riempire lo stomaco, ma di saziare la testa. Pensiamo a tutto ciò che si cela sotto le parole cultura, arte, cinema, letteratura, musica, teatro, compreso il giornalismo. E come si fa cultura? Attraverso la curiosità, attraverso la fame di sapere che non si deve mai fermare alla superficialità, mache deve scavare nel profondo. Porsi domande anche quando sembra che non ce ne sia bisogno, e condividere più che si può le proprie idee con gli altri. Se Botticelli avesse tenuto nella bottega i suoi capolavori, sapremmo che cos’è la bellezza? Spero in un 2012 che non arranchi dietro all’economia e che non si fermi davanti a numeri e previsioni economiche e gestionali senza risultato. Meglio iniziare a riempire le nostre dispense interiori di piccole perle di cultura. Spegnere la televisione e accendere la testa. Tutti pensano a cambiare gli altri, ma nessuno vuol cambiare se stesso. Sarà questa una delle chiavi di lettura del futuro?
Cristian Borello, 33 anni nel 2012, collabora con Gazzetta da aprile del 2011. Ha un diploma tecnico professionale e l’allegria è la caratteristica che tutti gli riconoscono.
Arianna non rinuncia ai progetti
Non è facile esprimere quali siano le mie aspettative per il prossimo anno, appartenendo a una società e a un’epoca dominate da un clima di insicurezza e di precarietà. L’anno che ci lasciamo alle spalle non ha aperto spiragli né per i giovani, che avranno sempre più difficoltà ad affermarsi e a realizzare i loro progetti, né per gli anziani, che vedranno allungata la loro vita lavorativa e ridotte le pensioni. Credo quindi che chi non appartiene alle fasce “privilegiate” vedrà peggiorare il proprio tenore di vita e aumenteranno di conseguenza i sentimenti di sfiducia e disillusione. Nel mio caso, pur contando su un lavoro e una casa, dovrò fare i conti con una gestione della professione sempre più complicata e con i continui aumenti delle spese. Per questo ogni iniziativa dovrà essere ben ponderata, che si tratti di un investimento riguardante il lavoro o la vita privata. La mia speranza e il mio augurio sono di essere in grado di far fronte ai cambiamenti e, nonostante tutto, di mantenere intraprendenza e progettualità.
Arianna Ae Ran Accossato, di Rossana, nata a Seoul, in Corea del Sud, nel 1977. Laureata in medicina veterinaria, lavora in un laboratorio di analisi veterinarie a Saluzzo.
Adriana, dodici mesi più umani
Guardare al futuro in questo periodo non è facile: l’incertezza regna sovrana, soprattutto per quanto concerne giovani e donne, categorie di cui faccio parte, se categorie vogliamo chiamarle. Eppure, una strada va cercata e trovata. Credo in quella che viene definita la “decrescita felice” e nella necessità di tornare a ritmi e dimensioni più umani. Sto leggendo il libro Onestà del teologo Hans Kung, che già in tempi non sospetti – qualche lustro fa – sosteneva l’idea del fallimento del capitalismo; e sono convinta che non necessariamente questo fallimento, reso evidente dalla crisi economica generalizzata, sia un fatto del tutto negativo. Ben venga la crisi se si concretizzerà in una botta al consumismo, se anziché comprare di corsa qualcosa in gastronomia ci dovremo riabituare a cucinare, ad andare al mercato. Vorrei che il 2012 fosse un’occasione per recuperare qualcosa che si è perso, qualcosa di umano: che non avere i soldi per comprare l’ultima Playstation favorisca magari le serate in compagnia a un gioco da tavolo, che non poter comprare un abito nuovo stimoli la creatività facendone rinnovare uno che abbiamo già. In fondo, penso che ci siamo abituati a un tenore di vita eccessivo rispetto alle possibilità e alle risorse limitate del pianeta: prima o poi si rendeva necessaria un’inversione di rotta. Spero che la rotta imboccata sarà quella giusta.
Adriana Riccomagno, 28 anni, laurea in giurisprudenza, giornalista freelance, blogger e comunicatrice web appassionata di temi sanitari, sociali e pari opportunità. Amante dei gatti e della musica, collaboratrice di Gazzetta.
Enrico, via la vecchia politica
Quando decisi di iscrivermi alla Facoltà di scienze della comunicazione avevo un sogno: diventare un giornalista sportivo. Nel novembre 2006 si presentò l’opportunità di collaborare a Gazzetta d’Alba e la colsi al volo. In questi anni di lavoro sul campo, ho imparato tante cose: la prima è che, nel mio lavoro, occorrono obiettività e oggettività. La verità della notizia deve prevalere su qualsiasi considerazione e orientamento personale. La seconda è che ogni uomo è degno di essere ascoltato e di raccontare la propria storia, e la terza è che non tutti i sorrisi e le strette di mano ricevuti sono autentici. Oltre a legarmi profondamente alle Langhe, ho sviluppato un forte senso civico, aspetto che vorrei fosse comune a tanti miei coetanei, spesso troppo lontani dalla vita “pubblica”. Il personale auspicio per il 2012 è che la politica, a ogni livello, possa cambiare profondamente. Per dar vita a questo mutamento è indispensabile che gli italiani, con in mente i padri che fondarono la Nazione, “risveglino” le proprie coscienze e che, al momento del voto, cancellino la vecchia politica (di qualsiasi colore essa sia), boicottando coloro i quali, da tempo, guardano esclusivamente al proprio tornaconto piuttosto che al bene del Paese. Anche a livello locale. Personalmente, cercherò di dare il mio apporto attraverso le pagine di Gazzetta, la quale, pur adeguandosi alle nuove tecnologie e ai nuovi sistemi di comunicazione, resta uno dei punti di riferimento principali per chi ricerca la verità delle cose.
Enrico Fonte, nato ad Acqui Terme nel 1985, è cresciuto a Cortemilia e ora abita ad Alba. È laureando presso la Facoltà di scienze della comunicazione dell’Università degli studi di Genova e collaboratore di Gazzetta d’Alba.
Barbara, un pensiero positivo
Voglio fare la “voce fuori dal coro”, spinta, forse, dall’esigenza di un pensiero positivo e ottimista (per quanto questo termine possa, in questi giorni, sembrare desueto). Sono stanca di leggere notizie riguardanti la situazione di crisi che l’Italia sta attraversando, sono stanca di accendere la tv e vedere immagini di violenze inaudite, di pazzie che oggi come non mai paiono aumentare e purtroppo diventare la “normalità”. Il mio 2012 lo voglio pensare diverso e credo di poterlo fare: ho un lavoro, una famiglia meravigliosa e parecchi amici: sono circondata di amore. Sono fortunata! Voglio pertanto sorridere al nuovo anno e infondere fiducia e speranza a chi non gode di tutte le mie fortune.
Barbara Giorio, 36 anni, responsabile organizzativo presso l’Ente fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba, sposata, di Canale.