Nelle ultime settimane sono apparsi su Gazzetta alcuni interventi sullo stato di salute della vite e del vino. Ci è quindi parso utile avviare alcuni incontri con i protagonisti di questo mondo. Iniziamo da Pietro Ratti, presidente del consorzio “Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero”, organismo verso il quale ci sono tante aspettative e anche qualche critica. Ratti è il responsabile di un organismo con 450 associati, una rappresentatività di legge praticamente raggiunta in tutte le Doc e Docg (restano due lacune in Dolcetto d’Alba e Roero, che presto saranno sistemate) e una tradizione che parte dal 1934. La legge lo pone al centro del settore e gli affida compiti fondamentali di tutela, gestione e immagine (declinata anche in promozione) di ogni Denominazione.
Un dato lascia perplessi: per sviluppare queste funzioni il Consorzio dispone di solo 4 dipendenti. Alladomanda sul come si fa a seguire tutti gli impegni di legge, la risposta di Ratti è precisa: «Ci siamo dati delle priorità, sapendo che tutto non possiamo farlo. Se avremo più risorse, svilupperemo anche altri interventi».
Scendiamo nei particolari: parliamo di tutela. Ratti si illumina. «Abbiamo dato un contributo essenziale alla difesa delle Denominazioni anche laddove queste non sono riconosciute fino in fondo. Abbiamo iniziato con Barolo e Barbaresco, registrandoli come marchi in tutto il mondo, investendo, anche grazie al Ministero, circa 200.000 euro. Una politica che ci ha permesso di sradicare situazioni di concorrenza sleale come quella di una casa profumiera brasiliana che aveva iniziato a distribuire un profumo denominato Barolo riserva special. Abbiamo vinto la causa, portando a casa anche 40.000 euro di risarcimento».
Ma della tutela spicciola, che controlla i vini, preleva campioni e li analizza, che è rimasto?
«Svolgiamo questo compito in collaborazione con la Federdoc, male prime nostre antenne sono i produttori, che girano il mondo. Quando trovano vini con un’identità sospetta ne comprano 3 bottiglie e le portano in Consorzio».
Veniamo alla promozione. Più che alla promozione non sarebbe meglio lavorare solo all’immagine, allontanandosi dalla caratterizzazione commerciale che la promozione porta con sé?
«Conosciamo questo rischio e per questo ci lavoriamo soprattutto come servizio ai produttori. Ma ogni volta che lavoriamo in promozione, diamo anche un contributo all’immagine dei nostri vini, perché c’è sempre una presentazione tecnica, una degustazione guidata e il lavoro di informazione, che è fondamentale per continuare a diffondere l’immagine dei nostri vini».
Che fine ha fatto la “Scuola del vino” tanto sbandierata nella primavera 2011?
«È un progetto che abbiamosolo posticipato perché abbiamo dovuto lavorare su altre priorità. Un primo esperimento l’abbiamo già fatto con il corso sui “Narratori del vino” condotto con Colline di qualità. È solo questione di tempo e risorse».
Da fuori, molti hanno la sensazione che ci siano forze (aziende o personaggi) che frenano l’attività del Consorziocomesenonlo volessero autorevole e temessero una sua ombra sulle loro identità. Cosa c’è di vero?
«Non ho questa sensazione. C’è una dialettica, che a volte può essere mal interpretata, ma non noto momenti di rinuncia. Forse, rispetto ad altri periodi, abbiamo cambiato stile: ci siamo mossi in punta di piedi, appropriandoci di certe situazioni solo con gradualità. Crediamo che ogni istituzione debba fare il proprio ruolo e per il momento i risultati ci danno ragione»
Parliamo di gestione delle Denominazioni. Sbaglio se dico che in questo campo qualcosa vi è sfuggito?
«È un argomento molto vasto; va dagli impianti vitati ai prezzi, dalle rese annuali alla programmazione delle produzioni, dalla gestione delle giacenze a quella delle scorte limitate. Anche qui abbiamo individuato delle priorità. Rivendico il grande successo di aver attuato in tempi brevi, coalizzando tutta la filiera, il blocco ragionato degli impianti dopo le ubriacature degli anni passati. Questo è un contributo fondamentale allo sviluppo equilibrato del settore. Che si debba fare di più è vero, ma anche in questo ambito stiamo crescendo in credibilità. Partecipiamo al comitato ristretto per trovare un nuovo meccanismo di definizione dei prezzi delle uve».
Un argomento scottante è quello dell’assegnazione del Piano controlli per il prossimo triennio (agosto 2012 – luglio 2015). Che cosa farete? Proseguirete con Valoritalia o cercherete il confronto anche con la Camera di commercio?
«Abbiamo inviato ai due organismi la proposta economica. Appena avremo le due offerte, le valuteremo con molta attenzione e, soprattutto, saranno i produttori associati a decidere. Non solo il Consiglio direttivo».
Si percepisce un sottile malcontento tra i produttori del Roero. Si sentono trattati da soci di serie B rispetto al Barolo e Barbaresco. C’è anche una velata minaccia di costituire un proprio Consorzio di tutela. Che cosa intendete fare?
«Stiamo incontrando i produttori soci delle singole Denominazioni per ascoltare proposte e richieste. Nel nuovo Statuto ogni Denominazione avrà maggiore autonomia. In questa logica, vorremmo rispettare le esigenze delle varie Denominazioni, ma in una visione complessiva della zona».
Come vedete nell’ambito promozione e immagine la collaborazione con Enoteche regionali, Strade del vino, le Botteghe e le Cantine comunali?
«Finalmente si è avviato un meccanismo virtuoso di collaborazione un po’ con tutti. Stiamo avviando una concreta sinergia con l’Albèisa per Nebbiolo prima, col Comune di Alba per Vinum e anche con le Enoteche del territorio per una maggiore sincronia di attività. Anche in questo caso, ognuno deve svolgere il suo ruolo. Le Enoteche debbono lavorare di più sull’accoglienza dei turisti del vino per renderla davvero efficace e stimolante e ridurre le loro attività promozionali, qui o in giro per il mondo».
Come abbiamo visto, più luci che ombre. Forse, un po’ di mancanza di comunicazione che rischia di far passare per immobilismo un atteggiamento ponderato. Ratti e il suo Consiglio hanno un anno per convincere gli associati che stanno seguendo la strada giusta. Il rinnovo delle cariche è previsto per la primavera 2013. C’è tempo per capirsi.
Giancarlo Montaldo
Foto Marcato