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La dialisi in camera propria

La Società italiana di nefrologia terrà il 16° convegno nazionale del gruppo di studio di dialisi peritoneale da giovedì 22 al 24 marzo ad Alba, nel teatro sociale Busca. Parteciperanno i maggiori esperti nazionali di dialisi peritoneale oltre a circa 400 medici provenienti dai centri di nefrologia, per fare il punto sulle cure domiciliari. Nel corso dell’incontro saranno analizzate le possibilità di incentivare la «deospedalizzazione » del trattamento dialitico e i risultati ottenuti dal Piemonte, prima Regione a garantire per legge un contributo economico per la dialisi a domicilio. Due sono i tipi di dialisi: l’emodialisi, in ospedale, e la dialisi peritoneale, a casa attraverso un tubicino nella pancia. Solo il dieci per cento dei pazienti può sottoporsi alle cure domiciliari, una percentuale troppo bassa: la dialisi a casa “rivoluziona” in meglio la vita del paziente ma permette anche un importante risparmio per la sanità pubblica. Il centro di Alba è all’avanguardia. «Valorizzare e favorire il passaggio alla dialisi peritoneale e domiciliare», spiega Giusto Viglino, presidente del Comitato organizzatore locale e direttore del Servizio di nefrologia, dialisi e nutrizione clinica della Azienda sanitaria locale Alba-Bra, «è un obiettivo fondamentale, sia per il paziente che per una migliore gestione delle risorse. La valorizzazione della dialisi domiciliare passa, oltre che dalla volontà e dalla motivazione di volersi assumere la responsabilità di gestire di persona la terapia dialitica anche dall’informazione dei pazienti e dei familiari».

Al convegno sarà presentata la videodialisi, innovativo sistema ideato dal Centro di nefrologia di Alba: dei circa cento pazienti che sono seguiti dall’ambulatorio per l’insufficienza renale cronica – che segue oltre 400 persone, visitate dalle tre alle sei volte all’anno, e 81 trapiantati – una trentina effettua la dialisi a casa. Il centro albese ha il record per il basso numero di pazienti dializzati: «Per il terzo anno, abbiamo registrato una prevalenza nel trattamento dialitico inferiore di circa il 20 per cento rispetto alla media regionale, 500 casi per milione di abitanti contro circa 700. Abbiamo una ventina di pazienti in meno rispetto a quanti dovrebbero essere rispetto alla media regionale; il risparmio per ogni caso è di 35-40.000 euro all’anno, oltre al beneficio per la qualità di vita della persona e alla diminuzione dei ricoveri. Ciò è possibile perché i pazienti con insufficienza renale avanzata sono seguiti in modo costante, consentendo di rimandare il più possibile la dialisi».

a.r.

Testimonianze

Giovanni Battista, classe ’40, braidese. «La scoperta dei problemi ai reni è stata casuale. Presto saranno cinque anni che faccio la dialisi a domicilio. Ho imparato in fretta, dopo solo qualche giorno di aiuto da parte dell’infermiera. Da allora mi trovo benissimo, sia per la terapia che con le infermiere e i dottori».

Giovanna, 50 anni. «Sono in dialisi da due anni. All’ inizio l’ ho presa molto male e a volte ho ancora attimi di sconforto, ma mi riprendo subito. Anche perché non ho mai avuto problemi con la dialisi peritoneale, che faccio due volte al giorno. Mi trovo bene e devo ringraziare infermiere e medici: sono sempre stati loro a tenermi su di morale».

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