Giovanna Damiani (Soprintendente per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per il polo museale della città di Venezia e i comuni della Gronda lagunare).
Queste brevi note introducono al lavoro compiuto per uno dei più complessi interventi di restauro in cui la Soprintendenza per il patrimonio storico, artistico e etnoantropologico e per il polo museale della città di Venezia e i comuni della Gronda lagunare si è trovata ad esercitare, in tempi recenti, i compiti istituzionali ad essa propri: studio e predisposizione di indicazioni metodologiche e la conseguente direzione dei lavori.
Particolare dopo il restauro (click per ingrandire)
Gli eccellenti risultati conseguiti costituiscono oggi motivo di soddisfazione per un compito che si presentava indiscutibilmente difficoltoso e che ha richiesto tempi di analisi necessariamente lunghi e valutazioni operative delicate, accompagnate da indagini scientifiche condotte a vasto raggio, nulla potendosi trascurare prima di metter mano sull’opera che ne è stata l’oggetto, tanto famosa quanto compromessa sul piano conservativo per i numerosi interventi di restauro che ne hanno caratterizzato la storia, iniziati addirittura pochi decenni dopo la sua esecuzione. La grande tela raffigurante il “Martirio di San Lorenzo”, conservata nella chiesa dei Gesuiti a Venezia, fu realizzata da Tiziano in un arco temporale ampio, forse addirittura un decennio, iniziata con circostanziata probabilità tra il 1547 e il 1548 e non ancora conclusa nel 1557, e rappresenta un caso eclatante nella storia della conservazione dei dipinti. Molti sono i documenti che testimoniano una serie di operazioni conservative e di restauro, con una accelerazione tra il XIX e il XX secolo, resesi necessarie per cause ed esigenze diverse nel corso dei suoi oltre quattrocento anni di vita. Non sempre con esiti felici ed auspicati dagli stessi operatori coinvolti, di cui nei documenti noti si riscontrano esitazioni e timori comprensibili di fronte alla qualità del dipinto e alla fama del suo autore.
La cautela nell’affrontare una operazione così impegnativa è stata dunque d’obbligo, ma la condotta seguita dai funzionari della Soprintendenza nella direzione del lavoro, Claudia Cremonini e Gloria Tranquilli, rispettivamente per la parte storico artistica e per la parte tecnica, e nell’intervento operativo dal Laboratorio di restauro Nicola ha permesso di recuperare tutto quanto era possibile della lettura originale, esaltarne la tessitura pittorica, restituirne in maniera approfondita la conoscenza tecnica ed esecutiva e confermarne il grande valore culturale. E con questa rinnovata veste e con un ampio bagaglio di informazioni ulteriori il grande dipinto tornerà, dopo le presentazioni d’obbligo sul lavoro svolto, alla fruizione pubblica nel luogo che lo ospitava. La disponibilità finanziaria della Banca d’Alba, intervenuta senza riserve a sostegno delle operazioni di restauro, ha reso possibile condurre con gli strumenti tecnici oggi disponibili in materia di restauro un’operazione esemplare. Al suo Presidente, Felice Cerruti, va il mio più sentito ringraziamento per aver voluto sostenere con convinzione un’iniziativa di così ampia proporzione e impegno e di così vasta ricaduta sul piano culturale e scientifico.