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Gazzetta compie 130 anni

gazzetta d'alba 130 anni

130 anni, e non sentirli. Gazzetta d’Alba è nata sabato 3 giugno 1882, in un periodo di grande fermento per tutto il mondo cattolico. Ma oggi è ancora forte lo slancio ideale degli inizi. Ci sentiamo più giovani che mai. E tante iniziative sono in vista. Sentiamo ancora nostre le parole del primo editoriale di 130 anni fa: «Sebbene la Gazzetta di Alba porti a suo carattere principale il trattar di sani principi religiosi e sociali, non intralascierà di occuparsi enziandio di quanto possa importare al commercio, all’agricoltura, e agli interessi della città e del circondario». Il beato Giacomo Alberione, che nel 1913 assunse la direzione del giornale, fece di questo il programma delle sue fondazioni. Che egli sintetizza in questa frase: «Non parlare solo di religione, ma di tutto parlare cristianamente».

don Antonio Rizzolo

Alba, dove tutto è cominciato

Il 2014 sarà per tutta la Famiglia paolina un anno memorabile perché celebrerà i suoi primi cento anni di vita e, come accade sempre a chi ha qualche anno sulle spalle, non possiamo non tornare col pensiero a quando don Giacomo Alberione, assumendo la direzione di Gazzetta d’Alba, compiva il primo passo di un viaggio che lo avrebbe condotto molto lontano. La data da memorizzare è il 20 ottobre 1913 quando don Luigi Sibona, forte dell’appoggio del vescovo mons. Francesco Re, scriveva a don Alberione una lettera che conteneva la proposta ufficiale dell’Associazione buona stampa di affidargli la direzione del giornale. La risposta positiva che don Alberione dava il giorno dopo faceva trasparire una certa “impazienza” di entrare a pieno titolo nel campo dell’apostolato della “buona stampa”: «Ill.mo Signor Presidente dell’Associazione Buona Stampa, Sig. Arc. Luigi Sibona, accetto la nomina mia […]. Come è suo desiderio entro subito in carica, col n. 43 del detto giornale; ed accetto le condizioni che mi vennero imposte: stipendio annuo di L. 200,00 e le responsabilità che secondo legge sono annesse all’ufficio stesso» (Luigi Rolfo, Don Alberione, San Paolo 1974, pag. 84).

Quattro mesi dopo, il 18 febbraio 1914, l’Associazione buona stampa vendeva allo stesso don Alberione «la proprietà della Gazzetta d’Alba, lasciandogli insieme la libera amministrazione e la direzione di questo giornale» (ivi, pag. 85). Commenta don Rolfo: «Per l’Associazione della buona stampa, la vendita del giornale era uno di quegli “affari” che non si combinano tutti i giorni: toglieva dal suo bilancio un debito di tremila lire, che sarebbe salito presto a quattromila per il fallimento d’un certo signor Damiasso che si occupava della pubblicità; risparmiava le duecento lire annue che aveva pattuite col direttore responsabile, e conservava intatti, per sé e per la Diocesi, i vantaggi per cui il giornale era stato fondato e sostenuto con onorevoli sacrifici. Per don Alberione, il sacrificio finanziario che si imponeva e che non era piccolo, era compensato dal nuovo passo che la proprietà del giornale gli consentiva di dare sulla via che si era tracciata per la realizzazione dei suoi piani» (ivi).

E “i suoi piani” erano effettivamente molto più ampi: don Alberione raduna attorno a sé un gruppo di ragazzi, dando così inizio alla Pia Società San Paolo (chiamata agli esordi “Scuola Tipografica Piccolo Operaio”), la prima delle dieci istituzioni della mirabile Famiglia paolina. La data di nascita è, per tradizione, il 20 agosto 1914, festa liturgica di San Bernardo e giorno in cui chiuse la sua vita terrena San Pio X.

Quando verso la fine del 1953 gli fu chiesto di ricordare qualche aspetto rilevante della nostra storia, don Alberione scrisse che gli inizi della Famiglia paolina furono frutto di una «doppia obbedienza: ispirazione ai piedi di Gesù-Ostia confermata dal Direttore spirituale; ed insieme per la volontà espressa dai Superiori ecclesiastici» (AD, n. 29). E per dare il via all’apostolato stampa don Alberione disse espressamente che aspettava «il tocco di campana» del suo vescovo, mons. Francesco Re: «Il Vescovo, quando si trattò di incominciare, fece suonare l’ora di Dio (aspettava il tocco di campana) incaricandolo di dedicarsi alla stampa diocesana, la quale aprì la via all’apostolato» (ivi, n. 30).

Detta la stessa cosa in cronaca, durante l’animazione del triduo per la festa patronale al santuario della Moretta in Alba (8-12 settembre 1913) il Vescovo, avendo sentito don Alberione tanto infervorato a spiegare la potenza della stampa nel bene e nel male, si convinse ad affidare la stampa diocesana a don Alberione. Ecco come il nostro Fondatore ricorda il fatto: «Questo avvenne una sera quando il Vescovo di Alba intervenne alla predica sul Nome di Maria (12 settembre), in cui io invitavo i fedeli a stabilire il regno materno di Maria che porta Gesù Cristo al mondo, come suo apostolato. Subito dopo mi chiamò per dirmi: “Ora al tuo ordinario ministero sacerdotale ne aggiungo un altro, di molto impegno”. Me ne indicò la via: la stampa della diocesi» (Cisp, p. 179).
Da qui la motivazione della scultura che nel 2013 sarà posta sulla parete di sinistra del santuario della Moretta e a cui suor Angelica Ballan sta dando gli ultimi ritocchi. La scultura non ancora finita – che qui mostriamo in anteprima – non vuole essere solo un semplice ricordo, ma vuole dare il senso di come tutto è cominciato.

Le sue caratteristiche sono le seguenti: misura m1,65×1,30; sarà fusa in bronzo; in basso a sinistra si trovano più copie del settimanale Gazzetta d’Alba. Sul primo foglio della pila di carta sono raffigurati i simboli dei quattro evangelisti (A = angelo, simbolo dell’evangelista Matteo; L = leone, simbolo dell’evangelista Marco; B = bue, simbolo dell’evangelista Luca; A = aquila, simbolo dell’evangelista Giovanni), da cui il nome ALBA. Al centro del foglio, in un cerchio che richiama l’Eucaristia, si trova una penna, primo strumento apostolico di una nuova forma di predicazione, che ospiterà una reliquia del Beato Don Giacomo Alberione. L’apostolato stampa e tutto l’apostolato con i mezzi della comunicazione sociale (vedi l’antenna che svetta in alto, la bobina di carta e la pellicola che si srotolano attorno a tutta la scultura) è fondato sul Vangelo e sull’Eucaristia fonte e culmine della vita della Chiesa.
Una scultura, dunque, che sintetizza il passato, il presente e il futuro del nostro apostolato. Fra un anno avremo il piacere di ammirarla nel santuario della Moretta in Alba.

Don Tarcisio Cesarato, ssp,
Superiore di Casa Madre

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