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Apro Come la FENICE, la scuola rinasce

Uno dei laboratori di Apro formazione

Se era un malato in prognosi riservata, ora si può dire sia in convalescenza. Con sospettabile imminenza di guarigione, a giudicare dal modo in cui è stata descritta nei giorni scorsi dal team dirigenziale. Proprio come la fenice, che non contempla le proprie ceneri (gli errori o i traumi del passato) ma le utilizza come materiale per risorgere, così si muove l’istituto di via Castelgherlone. Il presidente di Apro formazione, Olindo Cervella, non nasconde l’euforia per aver “riassestato” i conti della scuola, negli ultimi anni malconcia da gestioni avventate e provvedimenti imprudenti. Oggi i sintomi peggiori sembrano scomparsi, almeno stando alla fotografia dipinta durante l’incontro del 5 luglio.

Ha spiegato Cervella: «L’esposizione bancaria, che lo scorso anno ammontava a circa 4 milioni di euro si è ridotta a 800 mila euro. Dalle banche subivamo intimazioni od operazioni di chiusura forzata dei conti. Oggi Apro ha riacquistato il diritto di discutere le condizioni con gli istituti di credito invece di “subirle”».

Le novità positive non finiscono qui: dopo quattro anni di passivo, il bilancio 2012 chiuderà il 31 agosto in pareggio: anzi, con un leggero avanzo. La base di partenza era disastrosa: le perdite accumulate ammontavano a circa 950 mila euro, un buco che aveva obbligato il Consiglio di amministrazione a richiedere ai soci un’immissione di liquidità finalizzata all’aumento del capitale sociale. Operazione andata a buon fine, con l’ingresso di sette nuovi soci, la costituzione di un’associazione di dipendenti  e l’incremento delle quote partecipative da parte delle realtà industriali di maggior peso, come Ferrero (che ha oggi in mano il 6,93 per cento delle quote), Miroglio (2,72 per cento) e Banca d’Alba (11,98 per cento). Resta il nodo dei finanziamenti pubblici in forte contrazione. Come ha rilevato Cervella, «per far fronte alle esigenze della scuola in futuro dovremo escogitare nuove strategie. Le incognite non mancano, i problemi da risolvere sono ancora numerosi: ma siamo sulla giusta rotta».

Per quanto riguarda Apro servizi – società controllata da Apro e che si occupa del ramo ristorazione –, l’amministratore unico Ted Pascale ha spiegato: «Con 7 dipendenti e perdite ingenti, Apro servizi richiedeva una totale revisione strutturale. Oggi è rimasto un solo dipendente ed è stato abolito il servizio di erogazione dei pasti per esterni, mentre quello per i dipendenti continua a operare. I tre addetti che sono stati licenziati (gli altri hanno dato le dimissioni) sono stati ricollocati sul mercato del lavoro: oggi hanno un contratto a tempo indeterminato».

Insomma, Apro può tirare un sospiro di sollievo. Come ha concluso Antonio Bosio, direttore dell’istituto, «anche il clima interno è migliorato rispetto all’anno scorso, periodo in cui i malumori erano percepibili e giustificabili. I dipendenti danno prova di grande attaccamento e di forte fiducia nell’avvenire». Uno slancio costruttivo spiegabile anche con i numeri. Sono 5 mila le persone che seguono i corsi a vario titolo: 580 gli apprendisti in formazione ad Apro, 277 i disoccupati in formazione, 626 gli studenti (la maggior parte dei quali trova collocazione sul territorio, una volta terminati gli studi), 2.314 gli adulti occupati che seguono corsi di formazione aziendale. Significa che un albese su sei interagisce con una realtà che risponde al nome ideale di fabbrica di talento, lavoro e progettualità.

Matteo Viberti

I dipendenti nel capitale

Nella “base” di Apro formazione qualcosa si agita. Un gruppo di dipendenti si è radunato per imprimere la svolta, per raccontare una storia diversa sull’identità della scuola. Ne abbiamo parlato con Stefano Antona, presidente della neonata associazione Alfa.

Qual è il vostro progetto, Antona? E chi siete?  «Quarantatré dipendenti, su ottanta hanno deciso di costituire un’associazione (Alfa, Associazione dei lavoratori per la formazione e l’apprendimento) che ha come obiettivo l’acquisizione di una parte del capitale sociale di Apro formazione. Sebbene la quota che si acquisterà sarà piccola, circa l’1,2 per cento, ciò consentirà di partecipare attivamente alla gestione dell’istituto, attraverso la presenza all’assemblea dei soci. In questo modo si potrà avere un feed-back immediato sulle decisioni assunte e portare a conoscenza dell’assemblea il punto di vista dei dipendenti. Tutto senza intermediari».

In futuro avete intenzione di ampliare la vostra partecipazione societaria?  «Per il momento questa possibilità non è presa in considerazione. Le attività dell’associazione saranno rivolte alla promozione del valore e della cultura della formazione e dell’apprendimento, alla gestione di progetti ed eventi volti a favorire l’integrazione sociale di giovani e adulti in condizione di svantaggio e alla raccolta di fondi per la realizzazione delle attività, coerentemente alla natura non lucrativa dell’associazione. Sebbene per il momento le idee siano ancora allo stato embrionale, si ipotizza, ad esempio, di istituire borse di studio a favore degli studenti meritevoli e che necessitino di supporto economico. Oppure di organizzare attività extra-scolastiche in cui coinvolgere gli studenti nei momenti in cui non siano occupati dalle normali attività didattiche».

Veniamo alla scuola, che negli ultimi anni ha attraversato tante bufere. Dal punto di vista dei dipendenti, quali sono i punti di forza e i problemi residui?  «Non si può nascondere che gli ultimi anni siano stati difficili. Spesso il lavoro svolto con passione dai dipendenti è stato vanificato da gestioni approssimative, di cui stiamo ancora pagando pesanti conseguenze. L’attuale Amministrazione si è trovata a dover gestire questa gravosa situazione, prendendo decisioni non sempre condivise, con un’impronta molto più seria e professionale delle precedenti. La professionalità dell’organico ha fatto in modo che la qualità dei servizi non venisse intaccata dalla situazione gestionale, permettendo ad Apro di rimanere il punto di riferimento della formazione professionale nell’albese».

Matteo Viberti

I problemi: dallo sfratto di Barolo alle accuse in Tribunale sul bilancio

Uno dei laboratori di Apro formazione

I nodi irrisolti e i problemi residui non sono un segreto per Apro formazione. Nonostante la scuola stia facendo grandi passi verso la soluzione, i dissidi rimangono: primo fra tutti, quello con il Comune di Barolo. Nel castello avrebbe dovuto essere insediata la Scuola di alta cucina di Apro, ovvero strutture per un valore di 200 mila euro. Semplice la vicenda: il 17 gennaio il Comune di Barolo ha sfrattato Apro, “colpevole” di morosità nel pagamento delle ultime mensilità dell’affitto. L’inadempienza era apparsa “giustificata” agli albesi in seguito alle perdite che già gravavano sulle spalle dell’istituto.

Come ha infatti spiegato il presidente Olindo Cervella, «la cifra dovuta a Barolo è pari a circa 50 mila euro. Il Comune è debitore verso Apro di circa 400 mila euro. La cifra include i lavori effettuati presso il castello». Il costo degli interventi era per la verità a carico esclusivo di Apro, secondo i dettami del contratto d’affitto, ma, essendo stato ordinato lo sfratto, il contratto è venuto meno e la scuola ha diritto a richiedere i rimborsi.

Prosegue Cervella: «A ciò si aggiunge un’aggravante. Nel 2006-2007 Apro non ha potuto accedere al castello per 33 mesi a causa di alcune operazioni di ristrutturazione ordinate dal Comune di Barolo, ma ha pagato l’affitto. Riteniamo che quei soldi ci spettino».

Ma c’è di più. Il Comune di Barolo, assieme alla cantina Marchesi di Barolo (entrambi soci di Apro), ha infatti impugnato il bilancio preventivo della scuola. In altre parole ha “messo il veto” sull’amministrazione Cervella, contestandone per vie legali i risultati finanziari. Ora la parola spetta all’arbitro giudiziario, con dibattito finale tra le parti previsto per il prossimo 31 ottobre. Cervella si dice «assolutamente tranquillo: abbiamo agito nell’interesse della scuola e del suo risanamento».

E, infine, un’altra vicenda giudiziaria pende su via Castelgherlone: il processo per falso in bilancio, nel quale sono coinvolti alcuni ex amministratori. Un secondo processo, sempre per falso in bilancio, si è da poco concluso con il proscioglimento degli imputati. Insomma: non sarà facile cicatrizzare le ferite del passato.

m.v.

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