Troppe ANTENNE telefoniche

INCHIESTA Tentando di fotografare la provincia di Cuneo nei suoi vari parametri ambientali, partiamo dall’aria. I livelli di polveri sottili pm 10 risultano in costante decremento secondo l’Arpa nel corso degli anni e sotto la soglia critica di 40 milligrammi per metro cubo. Nel 2011 arrivavano a 20 milligrammi nell’area rurale e a 35 nell’area urbana. Il margine è perfettibile, ancor di più considerando altri pericoli: ad esempio, il diossido di azoto, che raggiunge dati medi relativamente elevati, attorno ai 30 milligrammi.

La Granda si dimostra virtuosa sul fronte dei siti contaminati e con intervento di bonifica non ancora concluso: solo 9 aree risulterebbero a rischio, contro le 141 dell’intera Regione e le 65 di Torino. Per quanto riguarda l’inquinamento acustico, si assiste a una dinamica in controtendenza a quella regionale, dove il rumore sembra il nuovo parassita da debellare (vedi articolo a lato): il numero di esposti presentati dai privati per un eccesso acustico sono stati 22 nel 2011, molti di meno rispetto al 2010 (anno in cui avevano raggiunto quota 37) o del 2010 (60).

Il discorso si fa più delicato sul fronte dei ripetitori. Nel cuneese le antenne telefoniche sprigionano una potenza di 166 mila watt, circa il quadruplo di Biella (40 mila) e pure di Verbania, anche se i territori sono dissimili. Le antenne radio-tv, invece, emanano un totale di 166 mila watt, quattro volte più di Asti e otto volte più di Novara. Insomma, seconda solo a Torino la Granda si aggiudica una spiacevole posizione di pericolosità nella classifica delle emissioni. Per quanto riguarda le patologie (anche se non sono immediatamente correlabili all’influenza ambientale, ma anche a parametri indipendenti come gli stili di vita individuali), emerge un altro critico primato: come l’incidenza delle malattie all’apparato respiratorio sugli uomini (84,6 ogni 100 mila abitanti), con diffusione doppia rispetto a Biella (38 ogni 100 mila abitanti), tanto per citare.

m.v.

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