Il pittore che aggiusta il passato

Una ricostruzione di Alessandro Porta
Il pittore Alessandro Porta

Alessando Porta Ha 67 anni, è stato un disegnatore Fiat; è originario di Villafranca d’Asti, dove sono emersi i fossili, che ricostruisce nei suoi dipinti (alessandroporta. wordpress.com).

Sono insondabili le strade che portano un individuo a inseguire una passione, a intestardirsi su un frammento del sapere umano e a coltivarlo per un’intera esistenza.

Questa storia inizia cinquant’anni fa, quando Alessandro Porta aveva 17 anni. Oggi ne ha 67 e parla di quei giorni come se fosse ieri.

C’è un uomo al principio, un mentore: l’avvocato Pier Giuseppe Caretto, appassionato di geologia e paleontologia. Nei ritagli di tempo che la sua professione di avvocato concede, Caretto scrive libri sul passato, in particolare sul Pliocene, milioni di anni fa. Era l’era dei mastodonti. Quei grandi “elefanti”, specifica Porta, «simili agli odierni elefanti indiani, con le zanne curve e a spirale, il garrese alto quattro metri. Ci hanno sempre affascinati entrambi».

Continua il pittore: «Sono di Villafranca d’Asti: questo territorio è chiamato “villafranchiano” perché i ritrovamenti fossili (denti di pescecane, scheletri, mastodonti) sono ricorrenti: molte ossa sono state sviscerate dalle nostre terre». Quello del pittore è un entusiasmo quasi bambino nel raccontare. Così lo fermiamo: cominciamo dall’inizio. Porta: «L’avvocato Caretto aveva bisogno di illustrazioni per le sue pubblicazioni. A quel tempo lavoravo in Fiat e disegnavo automobili, così mi chiese aiuto. Accettai. Da allora, non solo a fini di pubblicazione ma anche per hobby personale, quando viene ritrovato un fossile lo riproduco, ipotizzo il passato, come l’animale avrebbe potuto essere nella sua “interezza”, nell’ambiente di vita. Oppure il presente: se mancano ossa, perché il tempo o l’azione umana le ha polverizzate, nei miei disegni le ricreo, le riporto in vita».

Grazie alle sue tavole Alessandro riempie i buchi della realtà, rende esistente ciò che altrimenti sarebbe solo deducibile, supponibile. «Ad esempio, poco tempo fa, a Montegrosso è stato ritrovato uno scheletro di balenottera. Mancavano le vertebre: le ho aggiunte sotto forma di tempera, sulla tela». Ci accorgiamo, mentre parliamo con Porta, che la sua è una passione antica, che deriva da un’epoca anteriore a qualsiasi altra. «Forse a milioni di anni fa», scherziamo con lui al telefono.

Una ricostruzione di Alessandro Porta

Quanto al presente, la storia si fa purtroppo meno affascinante. La recente distruzione del mastodonte ritrovato a Santa Vittoria, in riva al Tanaro (a causa dell’errore di una ditta edile, che ha prelevato sabbia proprio a ridosso del sito fossile), è solo uno dei tanti esempi di incuria umana verso i doni del passato. Commenta Porta: «Sono purtroppo ricorrenti le distruzioni degli scheletri. L’azione umana tende a prevaricare sul passato. Per recuperare il materiale utile alla realizzazione dell’autostrada Asti-Cuneo si rischia di frantumare molti fossili nascosti nelle viscere della terra. La Regione invia i suoi esperti sui siti di scavo, per evitare disastri. Speriamo in bene!».

Concludiamo il colloquio: il “pittore del passato” sembra ancora animato da quella strana dualità che ha dato origine alla sua passione. Da una parte l’eccitazione nel raccontare la passione che lo ha accompagnato tutta la vita, dall’altra lo stupito accorgersi che di parole per descrivere il processo e le motivazioni alla base di questa sua arte “alternativa” ce ne sono davvero poche. Noi speriamo che il tratto di Porta si possa adattare anche al “nostro” mastodonte scomparso in riva al Tanaro.

Matteo Viberti

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