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Macerie e altri rifiuti nel sito dell’impianto a biogas

AMBIENTE Rifiuti speciali, non pericolosi. Scoperti ad una profondità che va da 1,5 a 3 metri nell’ex cava di località Monte Capriolo, ai confini tra Cherasco e Bra, in luogo della quale dovrebbe sorgere l’impianto a biogas della Biovis srl.

Li hanno individuati e portati alla luce gli uomini del Corpo forestale (Sezione di Bra) al comando di Patrizia Ritondo, incaricati dalla Procura della Repubblica di Alba, dopo il sequestro del sito, di approfondire le indagini sull’area che avrebbe dovuto ospitare l’impianto. L’ex cava è stato oggetto di svariate contestazioni sia da parte del comitato di imprenditori, capitanato da Giancarlo Scarzello della Gemini project, sia da parte di quello dei residenti, rappresentato da Franco Madiotto.

Spiega il comandante Patrizia Ritondo: «Durante i nostri accertamenti abbiamo scoperto che nella cava erano stati depositati alcuni materiali di risulta, quali blocchi di cemento, mattoni, macerie e altri elementi provenienti da demolizioni di immobili. Nulla però che sia potenzialmente pericoloso. Durante il nostro intervento sono però anche arrivati i tecnici dell’Arpa (Agenzia regionale per l’ambiente) cuneese che hanno effettuato prelievi di acqua – vista la presenza di una falda idrica abbastanza superficiale – per successive analisi. Effettuate le quali hanno scoperto che c’erano tracce di materiali inquinanti (ad esempio piombo) che hanno contaminato l’acqua stessa». Sia gli agenti della forestale sia i tecnici dell’Arpa hanno sempre informato la Procura albese delle risultanze del loro lavoro. Attualmente non ci sono altre verifiche in corso, anche perché fino a pochi giorni fa l’acqua aveva completamente allagato il sito.

Conclude Patrizia Ritondo: «Adesso sarà ovviamente necessario che la proprietà effettui una bonifica della cava, che attualmente rimane ancora sotto sequestro, e poi procederemo all’effettuazione di ulteriori controlli, riprendendo i nostri scavi».

L’impianto a biogas – che ha avuto l’autorizzazione della Conferenza dei servizi della Provincia agli inizi dello scorso mese di giugno – sarà costituito da due digestori (vasche perfettamente sigillate) in cemento armato all’interno dei quali avverrà la fermentazione anaerobica (in assenza di ossigeno) naturale, che produce gas metano utilizzato in un cogeneratore per produrre energia elettrica pulita e acqua calda, la cui potenza prevista sarà di 635 chilowatt.

v.m.

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