Zanoletti dice basta alla politica

È stato sindaco dal 1977 al ’90, poi in Regione e a Roma dal ’94 a oggi

Dopo quarant’anni di politica attiva e quasi venti di presenza in Senato l’albese Tomaso Zanoletti si chiama fuori dalla tornata elettorale 2013.

Senatore, quali sono lemotivazioni che la spingono a non ricandidarsi?

«Dopo tanti anni di impegno in Comune, in Regione e Parlamento considero più che opportuno un ricambio. Mi sono deciso anche perché in questo contesto è diventato quasi impossibile agire efficacemente a livello nazionale e locale. Infine non desidero essere accostato, in alcuna forma, agli eletti che con il loro comportamento spregiudicato offendono il decoro delle istituzioni».

Chi perde fiducia nella politica ha ragione?

«Certamente. Si subiscono tre fattori negativi, mai verificatisi contemporaneamente in passato. La pesante crisi economica, l’inefficienza dei governi che non hanno ammodernato il Paese e l’emergere di un ceto politico arrogante e sprecone. Si rivoltano e protestano, ma bisogna stare attenti: non è giusto condannare tutti, senza distinzioni ».

C’è una soluzione?

«Per avere buoni governi che ridiano slancio all’economia, creino lavoro per i giovani e le donne e ridiano speranza al Paese bisogna cambiare l’attuale politica. I partiti sono diventati proprietà dei leader, le leggi elettorali hanno rotto il rapporto elettore-eletto, lo scontro ha prevalso sul confronto, l’apparire sul fare. Occorre arrivare – si potrebbe dire ritornare – a una politica seria. Con partiti di militanti con sedi ove discutere e con metodi democratici per selezionare la classe dirigente. Soprattutto con ideali e valori quali: bene comune, servizio, correttezza, lealtà. Sovente il ricambio non avviene perché i giovani non ritengono di cimentarsi in un impegno che comporta fatiche e incertezze; oppure avviene senza effetti positivi se i giovani cresciuti nell’attuale contesto scimmiottano i capi e pensano troppo alla carriera. L’educazione dei giovani alla politica è stato e resta un problema cruciale!».

Il suo primo mandato al Senato, nel 94’, è coinciso con l’alluvione: che ricordi ha di quel periodo?

«I primi mesi della mia esperienza in Senato furono veramente travagliati. Subito l’acceso dibattito all’interno del Partito popolare italiano circa il rapporto con il Governo Berlusconi; poi i l dramma dell’alluvione. Constatammo con stupore che non esisteva la Protezione civile e neppure leggi per gli interventi di urgenza. In Senato, che si occupò dell’argomento con il lavoro concorde fra i senatori piemontesi di tutti i gruppi, provammo a scrivere le norme e numerosi emendamenti approvati portano la mia firma. Riuscimmo a ottenere finanziamenti rilevantissimi per le famiglie, le aziende e gli enti. Grazie a questi e al coraggio, alla solidarietà e alla tenacia con cui affrontarono il disastro, gli albesi diventarono un esempio».

Anche l’Asti-Cuneo l’ha vista fra i protagonisti. Riusciremo a vedere l’infrastruttura conclusa?

«Questa opera tanto importante ha una storia che pare troppo lunga. Ma quanto ottenuto è stato il frutto del lavoro tenace di tanti, tra cui i parlamentari della provincia, contro la burocrazia, la mancanza di fondi, l’opposizione immotivata degli ambientalisti. Recentemente è stato concordato l’utilizzo temporaneo della tangenziale, che però deve rimanere davvero temporaneo e ho avuto reiterate garanzie dai ministri che sarà così. In ultimo sono intervenuto per accelerare l’approvazione del tratto da Roddi a Cherasco. Costruito quello, l’autostrada sarà interamente percorribile».

Quali sono stati i punti più alti e soddisfacenti della sua attività politica?

«Il giudizio spetta ai cittadini che peraltro mi hanno sempre accompagnato e incoraggiato con straordinari consensi. L’esperienza più bella, se pure più impegnativa, è stata quella di sindaco di Alba, tra il 1977 e il 1990. Grazie alla collaborazione degli assessori, dei consiglieri e dei funzionari, Alba si è dotata di tante opere e servizi che hanno favorito il formarsi di una comunità prospera e aggregata. Significative sono state le realizzazioni a livello territoriale: il Consorzio per la depurazione delle acque reflue, la metanizzazione di decine di Comuni, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti con un impianto che già negli anni Ottanta produceva fertilizzante e biogas. In Regione mi sono battuto contro l’Acna e l’inceneritore, che avrebbe rovinato la nostra viticoltura. In Senato, come presidente della Commissione lavoro, ho contribuito a due delle riforme più incisive: la legge Biagi sul lavoro e quella della previdenza e ho sempre seguito i problemi del vino».

Quale è stato il suo rapporto con i sindaci di Alba che l’hanno seguita?

«Non è facile separare i rapporti personali da quelli di schieramento. Mi sono battuto perché a succedermi fosse Enzo Demaria, che era stato un valido assessore; poi scelte politiche diverse ci hanno portato su fronti opposti. Per contribuire alla vittoria di Giuseppe Rossetto nel ’99 sono tornato a candidarmi in Consiglio, risultando il primo degli eletti, e mi rammarico per essermi ritirato nel 2004 perché, dall’interno, avrei potuto oppormi a scelte e diatribe che hanno causato la sconfitta nel 2009. Stimo Maurizio Marello e collaboro volentieri con lui nell’interesse della città».

L’attività si conclude oppure ci sono altre sfide?

«Ho dedicato tanto tempo, energie e un po’ di salute all’attività pubblica, mi sento in debito per quanto ho ricevuto. Continuerò a lavorare in Senato e a essere presente in questo meraviglioso territorio fino al termine del mandato. Poi, cessato dalle cariche ma non dalla passione, come ha fatto a suo tempo l’on. Ettore Paganelli, vorrei mettere a disposizione la mia esperienza a servizio della comunità e delle associazioni che la animano».

g.s.

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