Crisi, la ricetta dei manager

«La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura». La frase di Albert Einstein è il fulcro attorno al quale ha ruotato la tavola rotonda di Federmanager Cuneo (il sindacato dei dirigenti d’azienda e d’industria) dedicata al tema Nonostante tutto crediamo ancora nel futuro e organizzata da Pier Franco Sibilla, presidente di Federmanager Cuneo. Sabato scorso al Monastero di Cherasco oltre cento dirigenti hanno assentito nell’ascoltare le idee dei relatori: Giorgio Ambrogioni (presidente nazionale Federmanager), Renato Cuselli (presidente Fondirigenti) e Claudio Gentili (direttore education Confindustria) hanno spiegato che alla crisi si può reagire.

Giorgio Ambrogioni, presidente Federmanager

Secondo i manager esiste ancora una speranza per evitare il declino. Essa risiede sostanzialmente in tre elementi: nella capacità di adattamento al lavoro da parte dei giovani, nella rigenerazione politica (abolizione della casta) e nel senso di sacrificio. «Il primo passo per risalire verso l’alto è far comprendere ai giovani che la vita in fabbrica non è così drammatica. I ragazzi sono impauriti dalle posizioni sociali e si ripiegano sull’ozio – è anche compito nostro mutare la rassegnazione generale» ha detto Cuselli. «Per distruggere difficoltà come la disoccupazione occorre combattere, affrontando i problemi». L’inserimento nelle scuole dei dirigenti pensionati, proposti come tutor, secondo i conferenzieri dovrebbe garantire una rinascita della cultura dell’impresa. «Perché i manager aziendali rappresentano un potere forte, una classe dirigente in grado di influenzare le decisioni politiche – da loro dipende l’economia» ha detto Gentili.

E per sfatare il mito della crisi insormontabile, durante la mattinata sono stati resi pubblici alcuni dati collezionati dalla Camera di Commercio di Cuneo: la provincia Granda nel 2011 ha registrato un aumento del tasso di occupazione (dai 15 ai 64 anni) dello 0,5 per cento rispetto all’anno precedente, in controtendenza rispetto alla situazione nazionale (invariato dal 2010 al 2011). Quest’anno inoltre la produzione industriale, pur avendo registrato un decremento (meno 1,3 per centorispetto al 2011) non è associabile al calo medio piemontese (-3,6 per cento nel primo trimestre e -5,4% nel secondo).

Gli esempi. Fontanafredda del gruppo Eataly, la Technofabric di Saluzzo e la società francese Alstom sezione Piemonte sono state scelte come aziende di riferimento: grazie alle azioni di marketing e al monitoraggio del mercato, le tre realtà hanno saputo rispondere e resistere alla recessione.

Marco Viberti

I giovani sono la nostra ricchezza

Giorgio Ambrogioni,  presidente di Federmanager, mira all’innovazione: è organizzatore del progetto Prioritalia, il seminario creato per rilanciare il futuro delle giovani generazioni: un confronto tra i dirigenti d’azienda iscritti al sindacato per rilanciare l’economia del Bel Paese. In occasione della conferenza FederManager Cuneo di Cherasco, ci ha illustrato il suo punto i vista.

Come giudica la situazione politico-economica?

«L’Italia sta assistendo a un ripiegamento dei politici verso un fortino lontano dalla realtà quotidiana. Anche i dirigenti d’azienda nel tempo si sono adagiati: il nostro sbaglio è stato quello di non riconoscerci come classe dirigente: bastava esercitare il nostro lavoro in modo corretto; tuttavia mancavamo di una coscienza sociale. Ora di fronte alla crisi non possiamo restare immobili, occorre aggredire i problemi, puntando al rinnovamento della politica».

In che modo la politica può rinascere?

«Occorre proporre nuove idee. I ragazzi devono essere disposti al sacrificio e gli adulti (gli imprenditori soprattutto) devono aiutare a gestire l’incertezza generale. Lo stato dovrebbe liberalizzare i lacci ai piccoli imprenditori, creare infrastrutture materiali e immateriali, sapere motivare i giovani. Meno burocrazia, meno corruzione e meno fisco, per un mercato più libero. Vogliamo lanciare un messaggio forte e deciso».

Come si immagina il futuro?

«L’Italia non ha limiti nel mondo – se solo volessimo potremmo divenire un’eccellenza a livello globale. Se si resta immobili di fronte alla crisi, allora si accetta una logica di lento e inesorabile declino. Qualche giorno fa la banca americana d’investimento Goldman Sachs ha stabilito che il prodotto interno lordo italiano è rimasto invariato dal 2001. Evoluzione nulla, in altre parole. Occorre una svolta culturale: se i ragazzi avvertono la fabbrica come una Caienna, allora occorre sradicare tale concezione: si dia la possibilità ai dirigenti pensionati di agire nelle scuole per trasmettere la bellezza del mondo industriale. Bisogna giocare al rilancio e la nostra unica ricchezza sono i giovani».

mar.vi.

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