Io voterò

Egregio Direttore, io voterò. A votare nel 1948 eravamo il 92,2% della popolazione. Nel 2011 siamo rimasti il 45,34% e spero di sbagliarmi nel prevedere che alle prossime saremo ancor di meno. Però comprendo perfettamente chi non voterà.  D’altra parte in questi ultimi 20 anni ci han provato tutti a farmi smettere, tanto che le campagne antifumo al confronto sono state uno scherzo. Però io votante incallito non smetto, se non altro per due ottime ragioni.

La prima è che alcuni miei parenti, di una famiglia povera ma grandissima, ci hanno rimesso la pelle da partigiani per farmi il grande dono del voto che mi rende libero. Non potrò mai ringraziarli abbastanza. La seconda è quella di esser cresciuto con maestri particolari, Pietro Nenni, Sandro Pertini e altri ancora e non aggiungo altro a quello che è stata onestà, competenza, vero senso nell’amore verso la cosa pubblica.

Però, e ribadisco, comprendo chi non andrà alle urne, quelli cui hanno fatto perdere il gusto della libertà e ora sono vilipesi, mortificati non solo moralmente ma anche economicamente nel loro vivere quotidiano da una classe dirigente che si arroga privilegi, immunità e impunità, appropriazioni folli di denaro pubblico, che si sente in diritto di esser corruttrice e corrotta in virtù del suo stesso esistere come tale. E ai quali le trasmissioni politiche di inizio serata non fanno altro che affondare il coltello in piaghe dolorose sino al limite della sopportazione. Non hanno il mio vissuto, il mio backgroud esperienziale. Dio se li comprendo, tanto che se putacaso chi scapperà il morto tra i nostri governanti, al canale che trasmetterà i funerali di stato preferirò sempre quello dei cartoni animati e non mi qualifico certo come un cinico rivoluzionario nel ciò dire.

Voterò per Matteo Renzi. Non se l’abbiano a male gli amici che ho votato alle passate elezioni. Li ho votati perché li conoscevo bene. Non mi hanno deluso, non mi deluderanno, ho grande rispetto per la loro onestà. Però ora è venuto il momento delle scelte e non intendo sottrarmi. Se i gerarchi da operetta del postcomunismo convolato a nozze con l’integralismo cattolico, i professionisti dell’antiberlusconismo, dell’antimafia, del sociale, i vari Occhetto, D’Alema, Bindi e lo stesso Bersani hanno fatto di tutto (riuscendovi) per allontanarmi dal voto per quella sinistra, ora Matteo Renzi mi da una speranza per nulla infondata.

Matteo è uno che parla semplice e chiaro e le sue idee sono da un lato figlie della miglior tradizione politica laico-socialista che tanto in passato ha fatto crescere il Paese e a loro volta sono madri di un nuovo modo di creare innovazione nel Paese, in un’Italia che ha saputo e saprà rendersi vincente nel mondo se solo saprà sfruttare l’immenso patrimonio di idee di cui i suoi uomini son capaci, se solo saprà rinunciare alle rendite di posizione che l’umanesimo del nostro futuro renderà sempre più indifendibili. Può rendersene portavoce, il giusto mix tra umiltà e determinazione.

Non è finto. In mezzo alla gente ci sta non solo ora che gira per l’Italia con il camper ma da tanti anni prima da militante poi da Sindaco di Firenze mentre altri erano impegnati in giochi di palazzo e a costruire macchine del fango mediatiche e giudiziarie che nulla hanno portato di buono. Non è un cattedratico, non è uno di quelli che, normalmente ricchissimi, con teorie scritte sulla lavagna pensano di salvare un sistema senza neppure conoscere il meccanismo di funzionamento di un mercato rionale perché, avendo la puzza al naso, non ci sono mai andati. I drammi provocati dal governo Monti.

Lo voterò, cercherò di farlo votare, ma ancora non mi entusiasma. Lo farà quando proporrà, per i suoi primi sei mesi di governo un programma chiaro in pochi punti, già messo in atto anche in meno tempo da un politico socialista che dalla modestia ha tratto virtù, Francois Hollande, Presidente della Repubblica Francese.

Veniamo al dettaglio: 1) tetto di stipendio per tutti i dirigenti e dipendenti pubblici anche di società partecipate dallo stato, nessuno escluso, a 150.000 euro all’anno (che è già un bel vivere. 2) tetto per ogni tipo di categoria di pensioni a 100.000 euro all’anno. 3) divieto di cumulo. 4) incompatibilità tra cariche pubbliche e incarichi privati e divieto di ricoprire più di un ufficio pubblico. 5) divieto per società pubbliche e private di corrispondere buonuscite di entità superiore a 200.000 euro. 5) applicazione del regime carcerario di cui all’art. 41 bis ai condannati per corruzione, concussione e altri reati contro la pubblica amministrazione. 6) riduzione dei componenti della Camera a 200 e del Senato a 100 con conseguente diminuzione di auto e personale di scorta. 7) reinvestimento delle risorse recuperate per il mantenimento e il potenziamento dei servizi pubblici in essere e in incentivi alle piccole e medie imprese.

Lo so che non è poco ma se così sarà penso che ritroverò quella scossa di adrenalina sufficiente per farmi staccare le scarpe che in politica già appesi al chiodo da ragazzotto a 32 anni, vent’anni fa. Magari le calzerò togliendo la polvere, indosserò nuovamente calzoncini e maglia e se meritevole anche la fascia da capitano per giocare la partita che ognuno di noi o tutti assieme dovremo affrontare. Quella tra il rinnovarsi o il perire.

 Marco Lamberti, nipote dei Comandanti Partigiani Marco Lamberti e Carlo Lamberti

 

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