Lavoro in un VICOLO CIECO

L’INCHIESTA Il lavoro in Italia s’avvia in un vicolo cieco: la disoccupazione decolla, chi cerca lavoro simobilita in cerca di un’occupazione sempre più improbabile e le nuove generazioni sono pronte per entrare nel mercato, ma le produzioni calano insieme agli impieghi. L’epilogo riflette il dramma in atto sulla Penisola, destinato ad aumentare la sua portata.

IN PIEMONTE DISOCCUPAZIONE CHOC

I dati confermano il ritratto socioeconomico delineato da Ires Piemonte (nella recente Relazione annuale sulla situazione economica, sociale e territoriale del Piemonte): nel quarto trimestre del 2012 il tasso di disoccupazione nel Bel Paese è aumentato del 23 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I posti di lavoro persi hanno raggiunto le 148 mila unità, di cui 84 mila nel Nord. Considerando che in Piemonte, tra ottobre e dicembre dello scorso anno, hanno perso il lavoro 74 mila persone, la situazione regionale è precaria: il calo di occupati piemontesi rappresenta il 90 per cento della caduta riferita al Settentrione. Seppur i dati siano soggetti a continue variazioni e riferiti a un breve periodo, a dimostrare la criticità del momento vi sono le percentuali riguardanti la richiesta di cassa integrazione: più 18,7 per cento nel secondo semestre 2012. Nel confronto su base annuale con le altre regioni del Nord Italia, il Piemonte risulta la regione con il più alto livello di disoccupazione (9,2 per cento, contro il 7,4 per cento della media settentrionale e il 10 della media nazionale); a seguire la Liguria (8,1 per cento); il picco più basso è rappresentato dal Trentino (5,1 per cento). In sostanza, il lievemiglioramento registrato nel 2011 si è rivelato una falsa speranza: i dati parlano di un ritorno al 2009, quando la crisi sferrava il suo colpo più potente.

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IL 31,9% DEI GIOVANI È INATTIVO

Basti sapere che in Piemonte nel 2012 i disoccupati sono aumentati del 21,3 per cento (da 154 mila nel 2011 a 184 mila). Le persone senza un impiego che ricercano lavoro rappresentano il 9,2 per cento della popolazione. Il 31,9 per cento (34,8 per cento le ragazze) dei giovani under 24 risulta inattivo, come il 17 per cento degli stranieri. Colpiti dalla recessione anche gli italiani senza titolo di studio (12,3 per cento disoccupati). I ragazzi sono i più danneggiati: rispetto al 2011 il loro livello di disoccupazione è aumentato di 7 punti percentuali. Rispetto al periodo pre crisi del 2008, il tasso di disoccupazione dei diplomati è quello che registra una maggiore crescita (dal 2,8 per cento all’8,3), le persone con un titolo universitario sono coinvolte in misura minore (dal 2,3 per cento al 3,9). In generale, l’ impoverimento dei ceti mediobassi porta le famiglie all’insicurezza: è in dubbio ilmantenimento dei componenti più giovani del nucleo familiare: i figli tendono a intensificare la ricerca di lavoro e si pongono apertamente nei confronti di occupazioni inferiori alle aspettative.

4 MILA SENZA LAVORO A CUNEO

Si rivela cupo pure il quadro del cuneese: nei primi anni della recessione, il mercato del lavoro provinciale s’era dimostrato resistente alla caduta, ma l’andamento ora tende a peggiorare: sono 4 mila gli occupati cuneesi che hanno perso l’impiego nel 2012. In un anno la Granda è scesa dal terzo all’ottavo posto nella classifica dell’occupazione regionale; strabiliante è il dato che riguarda i ricorsi alla cassa integrazione: nell’ultimo anno sono aumentati del 68 per cento. Per scoprire come si presenta ad Alba la situazione Gazzetta ha condotto un’inchiesta, che prosegue in queste pagine.

Marco Viberti

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