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Il tartufo da 16 milioni scatena i liberi cercatori

Tartufo e legge, se ne discute al tavolo del Ministero

tartufo marcatoALBA L’associazione astigiana di Giacomo Carpignano chiede alla Regione di cambiate le regole per la cerca e una dirigenza nuova. Secondo i dati dell’ultimo report del Borsino del tartufo pubblicato dal sito www.turismo.asti.it, il giro piemontese dei tartufi vale almeno 16 milioni di euro. Le statistiche sulla quantità di prodotto non sono chiare: certo è che il fungo ipogeo sembra rappresentare una miniera d’oro, che scatena fronti opposti. Le lamentele sono sintetizzate da Giacomo Carpignano, presidente dell’associazione Trifolao libera cerca di Asti, che ha appena incontrato l’assessore regionale all’ambiente Alberto Valmaggia.

«Gli indennizzi ai proprietari di terreni che mettono a dimora le piante tartufigene dovrebbero incrementare, portando il contributo da 8 a 15 euro, con l’impegno a verificare se ci siano i fondi per gli anni pregressi», ha chiesto Carpignano. Inoltre, a suo avviso, «bisogna valutare l’ipotesi che possano diminuire i contributi alle manifestazioni e programmare la distribuzione di piante a coloro che ne faranno richiesta e si impegneranno a consentire la libera cerca sulle loro proprietà».

Ma che cosa sta accadendo? Come spiegano dal Centro nazionale studi tartufo di Alba, esistono due tipologie di cercatori: i “liberi” (che pagano il tesserino, 140 euro annuali, e sono abilitati alla cerca) e i “consorziati” (che non pagano il tesserino e hanno terreni di proprietà sui quali effettuare la cerca). I proprietari di terreni con piante da tartufo percepiscono contributi pubblici – circa 8 euro a pianta – per consentire ai liberi il passaggio e come incentivo alla buona gestione dei tereni e a evitare il taglio delle piante micorrizzate.

Carpignano ha chiesto inoltre a Valmaggia che le piante oggetto di contributi vengano individuate e mappate, in modo che tutti possano usufruirne per la cerca. La tassa annuale pagata dai liberi cercatori ha dimostrato di funzionare da 30 anni, tuttavia, commentano dal Centro studi, il sistema può migliorare, soprattutto nella certificazione delle piante tartufigene.

Carpignano va oltre: «Si rende necessario ridiscutere le attuali figure chiave del mondo dei tartufi (che nessuno capisce quando e da chi siano state elette a vertice), creando una vera unione regionale delle associazioni dei trifolao e offrendo la possibilità di eleggere una nuova dirigenza, in grado di sostituire la vecchia, ormai inefficace».
Matteo Viberti

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