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La solitudine degli anziani: in estate non lasciamoli soli

don rizzolo antonio_qGentile direttore, voglio dedicare il pensiero di oggi a tutte quelle persone sole, che nella vita hanno dato tanto e oggi si trovano a dover combattere con la solitudine. Certi nostri anziani dopo aver dedicato una vita ai figli e al lavoro, in un secondo tempo ai nipoti, si trovano a dover affrontare la vecchiaia da soli, dimenticati dalle famiglie e dallo Stato. Nel passato la nostra storia era composta da famiglie unite, dove l’anziano aveva un ruolo importante e dignitoso, anche in tempi oscuri trovava sempre conforto in famiglia e nella società. La nostra modernità non ha saputo preservare la vecchiaia, nella famiglia attuale l’anziano non ha quasi mai un ruolo e molto spesso viene esiliato in una struttura o dentro quattro mura dove è sempre più difficile difendersi o curarsi. La vecchiaia è considerata alla stregua di una malattia da evitare, o da nascondere dai complessi di colpa o dai malumori familiari. Vorrei fare un appello a tutti, per non dimenticare i nonni e le nonne, in questi mesi di vacanze, dove l’isolamento lo si avverte con più intensità e paura, per questo non devono rimanere soli.
Bruno Murialdo

Raccolgo volentieri questo appello. Certo, rispetto al passato la società e la famiglia sono cambiate. In qualche caso è difficile, ad esempio per chi si è formato una famiglia lontano, seguire i genitori in modo diretto e adeguato quando sono anziani e bisognosi di cure. Talvolta, però, si è passati all’estremo opposto, non coltivando i rapporti, non curando gli incontri, tenendo lontani i nipoti e così via. È anche la mentalità consumistica, secondo cui bisogna essere sempre giovani, a mettere da parte gli anziani, che invece, con la loro esperienza, la loro visione spesso più distaccata e serena delle cose, possono offrire tanto. «Un popolo che non custodisce i nonni e non li tratta bene», ha detto papa Francesco, «è un popolo che non ha futuro!». Ha denunciato così la cultura del dio denaro, che scarta gli anziani con una sorta di eutanasia nascosta. Non sempre, ha ricordato ancora Bergoglio, l’anziano ha una famiglia che può accoglierlo, e allora «ben vengano le case per gli anziani… purché siano veramente case, e non prigioni!», dove chi è vecchio e debole sia curato e custodito come un fratello o una sorella maggiore e ci sia sempre qualcuno che venga a visitarlo.

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