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Bellomo: «Ecco come vive un cristiano in Terra Santa»

L’INTERVISTA Vincenzo Bellomo, coordinatore a Betlemme per i progetti di solidarietà della custodia di Terra Santa e dell’associazione Terra Santa (l’ong retta dai Francescani che conserva e valorizza i luoghi della cristianità, sostiene la presenza cristiana in Medio Oriente e promuove il dialogo tra le diverse culture) nei giorni scorsi è stato al liceo classico e artistico di Alba per confrontarsi con i ragazzi.

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Bellomo con i ragazzi del liceo.

«Sono siciliano, ho una moglie palestinese e due gemelli di tre anni. Vivo da dieci anni in un Paese bellissimo, ma il conflitto tra palestinesi e israeliani ha assunto una dimensione planetaria, diventando il simbolo di una frattura insanabile tra civiltà», ha esordito. Bellomo ha poi spiegato quanto sia difficile far parte di quel 2% di arabi cristiani (280 tra 2 milioni di arabi musulmani). «Io e mia moglie», ha spiegato, «abbiamo spesso discusso se restare, ma abbiamo deciso di resistere per offrire esempio e sostegno a chi si trova nelle nostre stesse condizioni».
La platea di studenti ha posto numerose domande sulla militarizzazione ebraica, sui check point, sul motivo per cui non si riesca a trovare una soluzione concreta al conflitto, ma inevitabilmente il discorso è scivolato ai tragici fatti del 13 novembre a Parigi.  Vincenzo Bellomo è apparso cauto: «L’Isis fa paura, è vero. Non solo a voi. I miliziani sono giovani, radicali e sanguinari ma sono una minoranza che andrebbe fermata. L’Occidente ha lasciato loro troppa libertà di azione. Ha dormito o si è volontariamente girato dall’altra parte».
I ragazzi non hanno esistato a chiedere quali siano le soluzioni possibili: «Ciò che vorrebbe ogni famiglia del Medio Oriente. Un intervento deciso della parte occidentale del mondo, leggi chiare, patti rispettati e soprattutto aiuto “in casa”: questo eliminerebbe in gran parte il problema dell’emigrazione. Ma il potere abbaglia. E chi favorisce la militarizzazione non può volere la pace. Un discorso che vale anche per il conflitto israelo-palestinese».

Cinzia Grande

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