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Alba piace al New York Times

Ente fiera del tartufo, le novità rinviate al 2017

IL COLLOQUIO Shivani Vora è nata in India, vive nell’Upper East Side di Manhattan, New York. Come racconta, «sono sempre all’avventura in una diversa parte del mondo». Prima scrittrice di viaggio per Forbes.com, oggi giornalista al New York Times e collaboratrice di Wall Street Journal, National Geographic, T Magazine. A maggio è stata ad Alba. Un’esperienza riassunta in un articolo per il New York Times, nel quale la Fiera del tartufo bianco viene descritta come uno dei più prestigiosi eventi gastronomici d’Europa. Parliamo al telefono con Shivani – che ci risponde da New York –­per comprendere le ragioni della sua indicazione.

fiera del tartufo

Sul New York Times lei ha scritto: «È difficile essere disciplinati quando si approda alla Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba». Che cosa intende dire?

«L’evento è assolutamente unico, una mescolanza di eccellenze gastronomiche ed enologiche non “trovabile” in nessun altro luogo. Non si può che lasciare spazio all’entusiasmo e all’eccitazione. Alba è un contesto piccolo, ma sempre più conosciuto in ogni angolo del mondo. Il vino è importante e concorre a creare l’attrattività del luogo, ma è il tartufo bianco (una delle prime cinque prelibatezze del globo) a distinguere la città e la sua reputazione».

L’attrattività delle nostre Langhe sembra crescere soprattutto nel continente Nordamericano. Perché?

«Parliamo di New York: quando le persone hanno periodi di vacanza e pensano a viaggiare, vogliono andare in Italia. Questo avviene per due ordini di ragioni: primo, la comunità italiana – immigrati di prima, seconda o terza generazione – presente a New York è influente e ampia. La contaminazione culturale e la comunicazione delle eccellenze può così avvenire in maniera “amplificata”. In secondo, luogo i mezzi di comunicazione: canali come tv, Facebook e YouTube favoriscono l’incremento di una cultura del cibo mai percepita prima. Si vedono pure i bambini ai fornelli: un modo per celebrare l’universalità della cucina, la sua capacità di trascendere barriere etniche, religiose, anagrafiche. La gente, in una parola, è più consapevole di processi, pratiche e bontà di cui prima era ignara per mancanza di strumenti conoscitivi».

Che cosa può aspettarsi Alba dal futuro?

«Per certo il mondo del buon cibo e la cultura a esso correlata sono destinati a crescere. Alba è il cuore delle Langhe, “midollo” enogastronomico del Piemonte. Gli sviluppi di una città con tale collocazione geografica e capace di allestire una simile impalcatura turistica sono difficili da immaginare, ma potenzialmente straordinari, considerando anche la nomina dell’area da parte dell’Unesco a patrimonio dell’umanità».

Matteo Viberti

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