Interesse per “Frammenti sparsi”, la raccolta di poesie di Giusto Truglia

ALBA Ha riscosso interesse il volume di poesie di Giusto Truglia “Frammenti sparsi”. La presentazione, che si è tenuta venerdì 11 marzo in Banca d’Alba, è stata l’occasione per riflettere sulla poesia e la sua attualità con un grande della letteratura italiana contemporanea. Introdotto da don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana, è intervenuto il poeta Franco Loi, il quale ha parlato di “Poesia: una strada per conoscere se stessi”.

sciortino-truglia-loi

L’evento è stato arricchito dagli interventi musicali di Milleunanota modern jazz institute diretto da Filippo Cosentino e dalle letture a cura di Gianpaolo Montisci. “Frammenti sparsi” è il primo, intenso volume di poesie di Giusto Truglia, 59 anni, sacerdote dal 1983, giornalista dal 1989, già direttore di Gazzetta d’Alba e di numerosi altri periodici del gruppo San Paolo, oltre che ex direttore generale dell’apostolato paolino in Italia. Ha pubblicato un volume sulle tradizioni popolari, ha curato la collana “Le domande della fede” per le Edizioni San Paolo e ha pubblicato un racconto per bambini.

“Frammenti sparsi” (edito da Giuliano Ladolfi) raccoglie in tre parti, che seguono un arco temporale molto ampio, coincidente con l’esistenza stessa dell’autore, esperienze, riflessioni, impressioni, accadimenti rielaborati da una trascinante verve poetica, espressa in un ritmo di rara bellezza.

Franco Loi: «Fare poesia è scrivere quello che il nostro vero io ci dice»

franco-loiFranco Loi nasce a Genova nel 1930. Collaboratore di Mondadori (1960-1983), dal 1987 scrive per l’inserto culturale per Il Sole-24 Ore. È considerato il massimo poeta vivente in lingua dialettale. Ha esordito in poesia con I Cart (Trentadue) e Strolegh (Einaudi). È stato tradotto in diversi Paesi d’Europa e Asia, in Brasile e Venezuela e negli Stati Uniti. Loi è stato protagonista della serata organizzata da Gazzetta nella sede di Banca d’Alba per la presentazione del volume di poesie “Frammenti sparsi” di don Giusto Truglia.

Che cos’è la poesia, e soprattutto, esiste una correlazione tra essa e la conoscenza di se stessi?
«La poesia è qualcosa di profondo. È come il sogno. Noi non andiamo a letto la sera dicendo: stanotte sognerò questo. Non siamo in grado di ordinare la nostra interiorità, la nostra anima sa più di quello che abbiamo nella testa. Inoltre i sogni li dimentichiamo se non siamo attenti. Perdiamo gran parte della nostra esperienza se non prestiamo loro la dovuta cura e ascolto. Nello stesso modo dobbiamo essere attenti al nostro inconscio, alla nostra vera anima interiore. Il fare poesia non è fare rime baciate e alternate, l’endecasillabo o il decasillabo. È in ultima istanza scrivere quello che la nostra interiorità ci dice. Come affermava Jung, se impariamo a conoscerci davvero scopriremo un punto profondo in noi in cui si può manifestare la Voce e possiamo vedere la Luce. Un grande scienziato, Einstein, diceva: non si perviene agli eventi universali per via di logica, ma attraverso l’intuizione. E l’intuizione non la facciamo noi, ma il rapporto amoroso e simpatetico con l’esperienza».

Ci può fare un esempio?
«Se dicessi a qualcuno: dove sei stato quest’estate? Lui risponderebbe: al mare, sulla spiaggia, con queste persone, eccetera. Ma una tale descrizione non racconterebbe davvero il vissuto, le sensazioni profonde e reali, non corrisponderebbe al linguaggio dell’anima. Quando Cristo manda in giro gli apostoli non consegna loro una teologia, solo due comandamenti: ama il Signore Dio tuo e ama il prossimo tuo come te stesso. E intendeva “Il Dio che trovi dentro di te”, non il Dio che hai imparato a scuola a memoria».

Cos’è Dio, per lei?
«Dio è l’essenza della vita, che noi non conosciamo: per quanto sappiamo sulla natura o sull’uomo, non sappiamo nulla su Dio».

Matteo Viberti

Banner Gazzetta d'Alba