Langhe doc: storie di eretici nell’Italia dei capannoni

Langhe doc: storie di eretici nell'Italia dei capannoni 1

ALBA Il Centro studi sul paesaggio culturale delle Langhe, in collaborazione con l’associazione per il patrimonio dei paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, proietta il documentario Langhe doc giovedì 26 maggio, alle 21, nella chiesa di San Giuseppe di Alba (piazzetta Vernazza 6).

A seguire si terrà una tavola rotonda con i tecnici e il gruppo di lavoro che ha coordinato la candidatura a patrimonio dell’umanità Unesco dei Paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato. Interverranno: Marina Bonaudo, funzionario della Regione Piemonte del settore territorio e paesaggio; Osvaldo Ferrero, già dirigente della Regione e responsabile del settore attività di gestione e valorizzazione del paesaggio; Marco Valle, project manager all’Istituto superiore sui sistemi territoriali per l’innovazione e Roberto Cerrato, presidente del Centro studi sul paesaggio culturale delle Langhe.

L’ingresso è libero fino all’esaurimento dei posti disponibili.

 

Parla Marco Valle, l’uomo che scrisse la candidatura Unesco

Marco Valle, project manager di Siti (Istituto superiore per i sistemi innovativi), è il tecnico che ha contribuito a redigere la candidatura della nostra area a patrimonio mondiale per l’umanità.

Langhe doc: storie di eretici nell'Italia dei capannoni
Da sinistra: Roberto Cerrato e Marco Valle.

Il 26 Valle interverrà all’incontro organizzato dal centro culturale San Giuseppe per la proiezione del documentario Langhe Doc.

A quattro anni dal riconoscimento Unesco, quale il suo bilancio, Valle?

«Mentre a livello italiano il turismo è cresciuto del 2 per cento, nelle Langhe si è registrato un incremento del 4, in linea con la media europea. Guide turistiche di straordinaria influenza come la Lonely planet e innumerevoli testate internazionali hanno recensito Langhe e Roero elencandoli tra i principali luoghi italiani da visitare. Anche i dati informali – le opinioni degli operatori – parlano di numeri in crescita. Nel Monferrato è boom. Se prima avevano 100 turisti, oggi ne hanno mille e in ogni stagione».

Migliora l’aspetto paesaggistico?

«Percepisco una maggiore attenzione alla tutela del paesaggio. Esistono progetti in atto, tentativi di migliorare. Rispetto a quattro anni fa il paesaggio risulta un tema al centro dell’attenzione».

Il riconoscimento Unesco ha portato soltanto effetti positivi?

«Non del tutto. Il monitoraggio risulta ancora parziale: difficile mantenere un controllo su una materia così difficile come il paesaggio, considerando come esso sia composto perlopiù da patrimonio privato, vigneti in particolare. Inoltre, i paesi delle Langhe perdono popolazione. L’incremento delle seconde case in collina è un fenomeno oggettivo e questo elemento ha influenze negative sull’aspetto demografico. Infine, il discorso della mobilità: per chi abita ad Alba o nelle Langhe è difficilissimo spostarsi senza possedere un’auto. Il trasporto pubblico e la viabilità rappresentano ormai imprescindibili elementi di sviluppo».

Senza dimenticare l’annoso tema irrisolto dei capannoni che ci invadono.

«Sebbene la Regione abbia vagliato alcune linee guida che limitano l’edificazione, oggi è ancora possibile costruire capannoni a fondovalle. La “core zone” – cuore dei paesaggi Unesco – si estende per circa 30mila ettari, la “buffer zone” per 100mila. Quest’ultima è ancora soggetta a processi edificatori potenziali e preoccupanti. Non risolveremo questo problema in un anno o due. Dobbiamo esercitare un attento e instancabile monitoraggio».

m.v.

Banner Gazzetta d'Alba