Quella signorina sulla ferrovia Cantalupo-Bra

Quella signorina sulla ferrovia Cantalupo-Bra

INTERVISTA Bianca Roagna è autrice di uno studio sulla linea che cambiò vita ed economia
Bianca Roagna, direttrice del centro studi Beppe Fenoglio, alcuni anni fa condusse una ricerca sulla rete ferroviaria del Sud Piemonte: un’analisi storica ma anche sociale e, potremmo dire, poetica. La figura del treno pare aver trasformato l’immaginario collettivo e la pratica delle quotidianità, prodotto aneddoti e condizionato migliaia di esistenze dei contadini. Una funzione anche sociale, quella di carrozze e binari, capaci di creare connessione con il resto del mondo e ampliare la potenzialità delle aziende (soprattutto vinicole). Oggi alcune linee – prima di tutto la cosiddetta linea del Monferrato – sono inattive: un silenzio che rende i documenti storici di grande attualità.

Bianca, nel 2011 è stata inaugurata la Monferrato gate, biblioteca di Calamandrana, di cui lei è stata ideatrice e promotrice. Di che cosa si trattava?
«L’occasione è stato un bando per le celebrazioni dell’Unità d’Italia. Ci siamo riproposti di riqualificare la stazione ferroviaria di Calamandrana, con lavori strutturali e anche attraverso l’utilizzo di tecnologia multimediale: immagini, documenti e video, la possibilità di usufruire del wi-fi e di interagire con la storia del luogo, le narrazioni dei percorsi ferroviari, i libri. Le stazioni sono il simbolo di un progresso avvenuto alla vigilia dell’Unità d’Italia, un cambiamento radicale, e ancora oggi sollecitano la passione e l’amore di molti. Si tratta di luoghi poetici, perfettamente descritti dall’incipit di Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino».

Per chi non conosce i tratti ferroviari locali, ci potrebbe descrivere il percorso esplorato dalla sua ricerca?
«La linea del Cantalupo (Alessandria)-Bra parte dalla diramazione Cantalupo della linea Alessandria-Acqui, percorre la Valle Belbo fino a Nizza Monferrato e Canelli; entra nella Valle Tinella e, dopo Neive, nella Valle Tanaro fino ad Alba per poi raggiungere Bra. L’inaugurazione del primo tratto Cantalupo-Nizza Monferrato avvenne nel 1864, l’attivazione dell’intera linea il 25 maggio 1865. Il 59 per cento del percorso si srotola in curva: perciò la locomotiva che l’attraversava veniva chiamata “la signorina”. Il treno, percorrendo la linea, “ancheggiava” in modo elegante e sinuoso».

Per le Langhe e il Monferrato la linea non fu soltanto importante dal punto di vista “pragmatico”, ma anche sociale e, potremmo dire, simbolico?
«Con il treno arriva la posta, c’è il telegrafo: le stazioni ferroviarie sono luogo di impulso alla comunicazione. Intorno a esse si spostano aziende, si organizzano strade e si costruiscono nuovi edifici, spesso le scuole. Cambia la toponomastica dei paesi e la loro geografia, il treno entra nei racconti di colline e vigne che escono dal territorio per raggiungere le grandi città, le canzoni si ispirano al treno per far viaggiare ancora di più. Un motore sociale, una via di comunicazione alternativa fondamentale che ha unito i paesi fisicamente e culturalmente. Le linee ferroviarie del Sud Piemonte risultano centrali nel percorso di unificazione».

Si potrebbe dire che il mondo del vino e il suo sviluppo beneficiarono in modo particolare di questa “rivoluzione”?
«L’esempio di Canelli – che a metà Ottocento sta sviluppando la sua vocazione vitivinicola con lo spumante Gancia – è eloquente. Proprio il fondatore dell’azienda, Carlo Gancia, punta molto sul trasporto ferroviario e le nuove possibilità che esso gli offre nella commercializzazione dei suoi vermouth e spumanti. Quando ancora lui e il fratello stanno sperimentando il metodo di spumantizzazione del moscato a Chivasso, si legano alla Società per le Ferrovie dell’Alta Italia, all’indomani dell’Unità (1861) e proprio in conseguenza alla costruzione della linea ferroviaria, Carlo Gancia apre gli stabilimenti canellesi della ditta Fratelli Gancia, posti direttamente in prossimità della stazione ferroviaria, da cui parte un binario riservato ai convogli dell’azienda».
Matteo Viberti

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