L’analisi di don Paolo Busto sulla crisi dell’editoria, alla ricerca di soluzioni

Avvenire pubblicherà uno speciale per raccontare il Giubileo

FUTURO DEI GIORNALI L’analisi di don Paolo Busto, direttore di “La Vita Casalese” che analizza il crollo delle vendite dei quotidiani nazionali, la crisi dei giornali diocesani e le possibili soluzioni per recuperare terreno

Editoria fino al 2000

I quotidiani nazionali avevano alte tirature, con la gara al primo posto tra Corriere della Sera e Repubblica che avevano una tiratura di circa 700/800.000 copie al giorno. I settimanali locali avevano una tiratura sostenuta ed avevano i bilanci positivi. Così i tutti i giornali diocesani.

I contributi all’editoria profondevano cifre enormi ai giornali di partito e dei sindacati e in piccola misura a quelli senza scopo di lucro, dati anche a loro per giustificare la colossale vergognosa elargizione.

Abituati alla sobrietà, i contributi editoria hanno molto aiutato i magri bilanci dei giornali cattolici locali, le cui piccole tirature rendevano molto stretti i bilanci.

La “piccola cosa”, in origine 200 lire ogni copia stampata, consentì di avere dipendenti a contratto (prima erano tutti volontari), essere piccole aziende in regola con il fisco e affrontare il rinnovamento tecnologico e addirittura, di avere modesti utili di esercizio

Editoria dopo il 2000

L’avvento di internet e dei telefonini hanno dato il colpo mortale alle tirature. Con l’entrata in vigore dell’euro il Governo ha raddoppiato i contributi sulle copie stampate, portandoli a 20 centesimi per copia. Ma contemporaneamente crescono vertiginosamente le spese postali per la spedizione di giornali.

La crisi mondiale del 2008 con il calo dei consumi e della pubblicità portano ad una fase di estremo disagio. Infine la draconiana riduzione dei contributi editoria (nel 2013 scesi a 1/5 per i no-profit) e ridotti a circa la metà alle cooperative di giornalisti danno il colpo mortale.

Inoltre, per la Stampa diocesana oltre ai punti precedenti sono gravissime le conseguenze dei seguenti elementi:

– laicizzazione e defezione dalla pratica religiosa;

– invecchiamento della popolazione;

– riduzione del clero, con stanchezza e sovraffaticamento dei sacerdoti locali  e immissione di sacerdoti stranieri;

– impossibilità di riunire le forze di diocesi contigue, ma con territori molto disomogenei.

Editoria nel 2016

Le cifre sussurrate danno Corriere e Repubblica dimezzati a 300/400.000 copie quotidiane, La Stampa a 160.000 con cali a 100.000.

Hanno già chiuso giornali storici di partito: L’Unità, La Padania e ridotto tiratura e personale giornali precedentemente sostenuti dai contributi: il Foglio e vari altri.

Il futuro

Internet ha cambiato il mondo e l’editoria. La stampa su carta presumibilmente resterà, ma in qualche modo rinnovata nei contenuti e nel lungo periodo un po’ ridotta nelle tirature. Sarà più di commento che di notizie e si andrà dall’editoria informatica, immediata, senza costi di stampa.

Siamo dunque nel punto in cui il presente non è più sostenibile e il futuro è non è ancora sufficientemente gestibile. Quindi il presente, molto complesso e problematico, richiede molta attenzione, sacrificio e capacità di lavorare in rete il più possibile.

Non possiamo, non vogliamo, non dobbiamo restare senza la nostra stampa. Farebbe perdere alla Chiesa locale la voce rivolta a tutti, all’interno e all’esterno.

E’ un’importante, fondamentale e  storica componente alla stessa diocesi. Se cadesse la nostra stampa, rischieremmo di restare senza una voce libera e la Chiesa locale pur così attiva nei capi strategici dell’evangelizzazione, dell’assistenza e della carità sarebbe in condizioni di grave debolezza da cui sarebbe difficile ritornare indietro.

 

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