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Addio al guarenese Centino. Con 103 anni era il nonno del Roero.

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«Le do subito i connotati. Sono nato il 16 settembre 1913 in via Plana a Guarene al numero 25». Cominciava così una lunga intervista del 2014 (che ora pubblichiamo nuovamente) al nonno di tutti i nonni roerini: Vincenzo Gaudino, al secolo Centino.

103 anni appena compiuti, Centino che ogni martedì leggeva avidamente la Gazzetta d’Alba si è spento nella notte tra il 3 e il 4 ottobre lasciando un grande vuoto tra gli operatori della casa di riposo di Corneliano Maria Assunta di Castellero. Nella struttura Centino ha trascorso gli ultimi sei anni, circondato da un grande affetto.

Centino guarda le foto della propria casa
Centino guarda le foto della propria casa di Guarene

Gazzetta lo ricorda con l’intervista del 2014

Via Plana a Guarene al numero 25. Quanto quell’indirizzo sia importante per l’ultracentenario è subito chiaro notando nella sua camera, sul muro, una raccolta di foto che immortala la cascina in cui il guarenese nacque oltre un secolo fa:

«Ogni giorno quando mi sveglio vedo la mia casa e mi tornano alla mente tanti ricordi» spiega Centino. «Lì ho vissuto 97 anni, meno tre rubatimi dalla guerra, fino al 1988 con mia moglie, Lucia Pelassa, sposata nel 1938, anche lei di Guarene».

Sorretto da una salute di ferro e da una tempra non comune, Vincenzo ha continuato a vivere, da solo, in via Plana fino al 2010 «Sa cosa mi spiace? Non potere più guidare, ho guidato fino all’anno scorso e mi piaceva molto, ma a quasi 100 anni hanno deciso che ero troppo anziano per farlo, peccato».

Suona il cellulare, Centino risponde «E’ la mia pro-nipote» si giustifica. «Ha 14 anni e le hanno regalato il telefonino, allora ogni tanto chiama il bisnonno per sentire come sta» spiega Vincenzo che maneggia con disinvoltura il cellulare, quasi come fosse naturale per un ultracentenario «Ma i messaggini non ho mai imparato a inviarli» precisa, mentre da un sacchetto di plastica tira fuori i ricordi di una vita: una pipa di legno intagliata al fronte, il contenitore di una bomba a mano in cui conserva ancora il tabacco portato a casa dalla Bosnia, la foto di un gruppo di sette amici di Guarene, cinque dei quali morti durante la seconda guerra mondiale  e alcune lettere inviate ai giornali.

«La guerra, sono passati tanti anni, ma la guerra non passa mai, ti resta dentro, è sempre viva col suo carico di morte, non potrebbe essere altrimenti per chi come me è rimasto orfano di padre a nemmeno due anni», racconta Centino: «Lo ferirono a morte nel 1915 sul monte Sabotino, aveva 33 anni. A crescere me e mio fratello furono mia madre e i miei zii».

«Un destino che ho temuto si ripetesse quando fui chiamato alle armi nel 1940 e mi inviarono sul fronte francese, ero lì quando nacque il mio primogenito, mi diedero un congedo di 15 giorni e poi dovetti tornare a Dronero, passarono quasi tre anni prima che potessi rivederlo.

Solo un padre può capire l’angoscia che provai ogni giorno, ogni ora, pensando al suo visino, con un unico pensiero: quello di poterlo riabbracciare». Da Dronero alla Grecia la strada è molta, ma il passo fu breve: «Ci spedirono a Brindisi e di lì in Grecia, poi in Albania, mi integrarono nella brigata Julia, quelli della cuneense tornarono in Italia, noi finimmo in Bosnia.

Subito mi sembrò una grande sfortuna, in realtà si rivelò una benedizione, non che in Bosnia fosse una passeggiata, ma i ragazzi della Cuneense finirono tutti in Russia, conoscevo molti di quei giovani e nessuno tornò mai a casa, io vi tornai nel 1943 e finalmente potei abbracciare nuovamente mio figlio».

Di nuovo nella casa natìa, dove Vincenzo e Lucia diedero alla luce un secondo figlio. E poi nipoti e pronipoti per quello che è il nonno di tutti i nonni della casa di riposo cornelianese. Sono le 18.30 è ora di cena, tempo dei saluti, Centino tira fuori da una grande borsa gialla legata alla sedia a rotelle dove siede, perché come dice lui «è capitato che mi mancasse un po’ l’equilibrio», un libro di poesie in piemontese scritto da Nino Costa: «Sono felice che sia passato a trovarmi, prima che se ne vada posso recitarle una poesia? Le canto anche due canzoni che intonavamo nelle notti di bombardamenti al fronte. Sa, ho recitato a teatro e ho cantato per molti anni nella cantoria di Guarene?». Vincenzo Gaudino, nato il 16 settembre 1913 in via Plana, a Guarene, al numero 25.

Marcello Pasquero

CENTINO E DON GNOCCHI

L’incontro che Vincenzo Gaudino non ha mai dimenticato e non dimenticherà mai è stato e sarà quello con il beato don Carlo Gnocchi.

«Mi trovavo sul monte Golico, in Grecia, di sentinella quando sentii un fruscio di passi, diedi un secco “Chi va là?”. “Ispezione” risposero. Il mio amico Contino si accese il sigaro e nel chiaro vidi una croce sul petto dell’ufficiale: era don Carlo Gnocchi. Subito mi diede una barra di cioccolato. Mi raccontò che era direttore spirituale dell’istituto “San Luigi Gonzaga” di Milano. Io ero nel battaglione “Val Tagliamento” , prese subito tanti indirizzi di alpini quanti allievi aveva a Milano e li mandò ai suoi ragazzi chiedendo loro di scriverci e di mandarci qualche pacco. A me toccò un ragazzo di 13 anni Ugo Rosati di via Settembrini nella città meneghina. Mi scrisse e mi mandò un pacco contenente salami, gallette, calzini di lana e un passamontagna. Chi non ha provato quella condizione non può sapere cosa si prova nel poter far ritorno alla propria tenda con un pacco. Molti scritti narrano le vicende di don Gnocchi in Russia, ma il beato arrivò prima alla divisione Julia e precisamente al mio battaglione, decimato dalle perdite di quei giorni. Con quel viso umile e buono, le sue parole ti entravano nell’anima e grazie a lui ci sentivamo più calmi. Si è poi impegnato moltissimo nell’assistenza ai mutilati e per la donazione delle cornee, per questo quando tornai a casa presi subito la tessera di donatore delle cornee. Il ricordo di quell’uomo buono e puro non mi abbandonerà mai.

BREVE BIOGRAFIA

Vincenzo Gaudino nasce il 16 settembre 1913 a Guarene. Nel 1915 il padre Giuseppe viene ferito sul monte Sabotino e trasportato a Rovigo dove muore. Vincenzo lavora nei campi fin dalla tenera età. Nel 1935 viene arruolato per “Istruzione alle armi” e congedato nel 1936. Nel 1938 si sposa con Lucia Pelassa dalla quale avrà 2 figli. Nel 1940 viene inviato sul fronte francese, poi in Grecia, Albania e Bosnia fino all’armistizio quando torna a casa. Nel 1988 rimane vedovo e vive, da solo, fino al 2010 nella casa natìa prima di trasferirsi nella casa di riposo “Maria Assunta di Castellero” di Corneliano dove tuttora risiede.

Marcello Pasquero

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