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Lupi: secondo Life wolf Alps gli attacchi sono in calo

Lupi: secondo Life wolf Alps gli attacchi  sono in calo

IL CASO Anche i rappresentanti del progetto Life wolf Alps si esprimono in merito all’episodio che ha coinvolto l’allevatore di Paroldo Claudio Adami, che ha rinvenuto nella sua azienda agricola i corpi di cinque pecore, morte con dinamiche riconducibili all’opera di lupi. Arianna Menzano che collabora al progetto europeo coordinato dal Parco naturale delle Alpi marittime, dichiara: «Non mi sono occupata dell’accertamento del danno, che è stato eseguito da un collega. Posso riportare però le sue perplessità sull’effettiva presenza del predatore. Mi è stato riferito che la recinzione presentava alcuni buchi che avrebbero potuto causare l’ingresso dell’animale. Il sistema di protezione dev’essere ben fatto».

Prosegue Menzano: «La presenza del lupo in quella zona è segnalata. Quest’anno in tutta la provincia si è constatato un decremento degli attacchi, a dimostrazione del fatto che i sistemi di prevenzione abbattono i rischi, sebbene impegnino molto gli allevatori. Se si riesce a organizzare un sistema di protezione sulle Alpi, dove mancano strade e sentieri, a maggior ragione questo può essere fatto anche nelle zone dove è più facile intervenire. Non abbiamo grandi alternative. Puntare sulla prevenzione significa fatica ed esborso economico per gli allevatori, ma sappiamo che funziona. Il lupo è una specie protetta; quindi da altri punti di vista non si può fare nulla».

Molti allevatori hanno la sensazione che le stime diffuse sulla presenza del lupo tendano al ribasso. Risponde Menzano: «Esistono tecniche scientifiche per il monitoraggio. La sensazione di una persona non è supportata da basi scientifiche, dunque non saprei come contestare questa opinione. Può essere che si avvisti più volte lo stesso animale dal momento che solo il Dna consentirebbe anche al massimo esperto di distinguere un soggetto dall’altro. Comprendo però anche la situazione degli allevatori che possono sentirsi braccati dai lupi e carichi di un’ulteriore mole di lavoro».

Debora Schellino

 

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