Con l’apertura dell’ospedale di Verduno che ne sarà dei nosocomi di Alba e Bra?

Servono altri tre anni per vendere i vecchi ospedali

ALBA Primo ottobre 2018. Una data ripetuta come un mantra dal direttore generale dell’Asl Cn2 Danilo Bono e che sta a indicare il giorno in cui l’ospedale di Verduno dovrà essere operativo. Una conquista importante per la dirigenza, ottenuta dopo quasi un anno di lavoro e culminata con la firma, il 16 febbraio, con la concessionaria che ha permesso la riapertura del cantiere.

Con la dirigenza inevitabilmente concentrata nel chiudere la partita del nuovo ospedale, a oltre 12 anni dalla posa della prima pietra – era il dicembre 2005 – è passato in secondo piano un tema molto importante: quello dell’alienazione degli ospedali di Alba e Bra e del poliambulatorio di Bra che nel complesso avrebbe dovuto portare, in base all’accordo del 2005, nelle casse della Regione oltre 25 milioni di euro, pari a 50 miliardi di lire, valuta dell’epoca in cui si iniziò a ragionare sul progetto.

Una cifra, quest’ultima, che oggi pare quanto mai lontana. Forza Italia lancia l’allarme sul tema dell’alienazione degli ospedali San Lazzaro e Santo Spirito, passata in secondo piano rispetto alla realizzazione del nuovo ospedale, ma quanto mai attuale, in modo particolare ad Alba dove un’area di oltre 10mila metri quadrati nel centro storico cittadino rischia di rimanere inutilizzata per molti anni.

«Ho provato a ipotizzare quali tempi ci aspetterebbero se l’Asl partisse domani per cercare un acquirente per gli ospedali di Alba e Bra», spiega il consigliere di Forza Italia, il geometra Mario Canova: «Ho ipotizzato un anno di tempo per la redazione del bando per l’alienazione e la valutazione delle offerte. Sono stato molto ottimista perché penso sia improbabile che gli ospedali vengano acquistati alla prima asta. Ci vorrà un ulteriore anno per l’aggiudicazione, le autorizzazioni regionali e i pareri della Sovrintendenza per il restauro dell’edificio storico. Altri dodici mesi serviranno per le autorizzazioni comunali. Filando tutto liscio dopo tre anni sarà possibile costruire per completare la struttura entro altri tre anni. A meno di un anno e mezzo dalla chiusura degli ospedali di Alba e Bra sappiamo che per almeno 4-5 anni, dal primo ottobre 2018 queste strutture non saranno aperte».

Una stima, quella di Canova, sicuramente ottimistica perché la normativa regionale permette di avviare l’alienazione degli ospedali solamente a partire dal momento in cui le strutture sono definite “in disponibilità” e quindi vuote. L’iter per l’alienazione non potrà, in parole povere, partire prima di ottobre 2018.

Marcello Pasquero

Resteranno alcuni ambulatori

«Non si può vendere casa senza essere sicuri di averne a disposizione una nuova e l’Asl Cn2 fino a febbraio non era sicura di poter presto trasferire gli ospedali nel nosocomio unico», spiega il direttore generale Danilo Bono, che aggiunge: «Firmato l’accordo con la concessionaria e fissata la data di apertura del nuovo ospedale, l’alienazione delle strutture attuali diventa un’assoluta priorità».

Il direttore amministrativo Gianfranco Cassissa fa eco: «La direzione dovrà valutare cosa mantenere ad Alba e Bra: sicuramente rimarranno alcuni ambulatori e il centro prelievi. In quale sede è da stabilire; dovremo valutare se sarà conveniente per il privato acquirente disporre di tutta l’area oppure se dovrà affittarci una parte della struttura».

Un’idea lanciata dal responsabile del progetto del nuovo ospedale Ferruccio Bianco: «La mia proposta è di mantenere una porzione di alcune centinaia di metri quadrati dove realizzare gli ambulatori e in questo modo rendere meno oneroso l’acquisto al privato. Al momento non ci sono stati contatti con soggetti interessati e la legge impone di disporre dell’edificio vuoto prima di poterlo alienare».

m.p.

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Prg alla mano, chi compra dovrà investire 45 milioni

Cosa potrà o non potrà diventare l’ospedale di Alba? Lo spiega il capogruppo forzista Carlo Bo: «Il Piano regolatore prevede la realizzazione di un centro direzionale e commerciale. Tra le indicazioni del Comune: la completa demolizione di tutti gli edifici tranne che del fabbricato su via Ospedale, quello risalente, in parte, al Settecento che dovrà essere restaurato e integrato con l’ala mancante su via Pierino Belli e la realizzazione di verde pubblico su un’area di 3.560 metri quadrati».

Tra le indicazioni più stringenti, quelle relative al fabbricato su corso Matteotti, quello più esteso su una superficie di 4mila metri quadrati, che una volta riedificato non potrà superare l’altezza di 5 metri da terra.

Mario Canova tira le somme: «Nel complesso le aree di nuova edificazione misureranno 5.520 metri quadrati. Una superficie quasi analoga per l’ala storica che misura 1.800 metri quadrati su tre piani per un totale di 5.400. In tutto circa 11mila metri quadrati ad Alba e 3.400 a Bra». L’edificio “storico” potrà avere una destinazione produttiva-direzionale, residenziale, turistico-ricettiva o per servizi pubblici. Al piano terra è possibile la somministrazione di alimenti e bevande. Negli edifici di nuova edificazione sono previste destinazioni produttive-commerciali di somministrazione di alimenti e bevande e nell’edificio più piccolo è previsto l’uso residenziale e di somministrazione alimenti o anche produttivo, ma limitato all’artigianato.

Quanto verrà a costare tutta l’operazione?

Il geometra forzista Canova prova a fare i conti in tasca agli imprenditori che vorranno investire nella zona: «Nell’accordo tra Asl e Regione del 2005 è prevista l’alienazione dei due ospedali e del poliambulatorio di Bra per 25 milioni di euro. La parte del leone spetta al San Lazzaro per cui ho previsto in ipotesi una prima asta a 15 milioni di euro. Per la demolizione e la bonifica ho inserito un costo di 200 euro a metro quadrato, per un totale di 1,4 milioni di euro. Gli oneri di urbanizzazione si calcolano intorno al milione. Si passerà poi alla costruzione o al restauro su un’area di quasi 11mila metri quadrati ad almeno 2mila euro al metro, viste tutte le prescrizioni previste dal Piano regolatore. Il totale fa 22 milioni di euro più due (il 10%) di progettazione con interessi passivi al 3% per almeno due anni pari a 3 milioni di euro».

Canova conclude: «Il totale è pari a quasi 45 milioni di euro, una cifra che ritengo sottostimata e che imporrà a chi acquisterà l’area di circa 11mila metri quadrati, per rientrare dei costi, di rivendere a un prezzo medio di almeno 5.000-5.500 euro al metro quadrato. Un prezzo che con l’attuale situazione della compravendita di immobili sembra alla portata di pochi ad Alba».

Bo e Canova concludono: «Siamo sinceramente preoccupati per il futuro di un’area in pieno centro storico e a poche centinaia di metri da via Maestra. Il rischio è di andare incontro ad almeno cinque o dieci anni in cui la zona rimarrà inutilizzata con la possibilità di degrado e incuria. Per questi motivi invitiamo l’Amministrazione comunale, l’Asl Cn2 e la Regione a lavorare nella direzione di alienazioni veloci».

m.p.

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