Dopo gli atti vandalici, c’è paura negli uffici del giudice di pace

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ALBA Sono stati danneggiati, a distanza di due giorni, con il fuoco e con l’acqua, gli uffici dell’ex tribunale di Alba che ospitano la sede del giudice di pace. All’inizio della scorsa settimana, di notte, ignoti hanno dato fuoco a un portaombrelli e ad alcuni cavi elettrici negli spazi da cui si ha accesso agli uffici del giudice di pace.
Poi, nella notte tra giovedì e venerdì, qualcuno è entrato nuovamente nell’edificio, passando probabilmente dal vecchio alloggio del custode, dove le vetrate sono sfondate, e ha preso di mira l’impianto antincendio, srotolando i tubi e allagando l’aula e il corridoio. In quest’ultimo raid sono stati danneggiati anche i computer e i server in uso al giudice di pace, con pesanti ricadute sull’attività degli uffici, bloccati dal punto di vista informatico, come ha spiegato il funzionario responsabile del giudice di pace, Gennaro Rosito.

C’è chi si chiede se ci sia una qualche ragione dietro questa serie di gesti

A destare preoccupazione, nei lavoratori e in tutti coloro che frequentano la struttura, è la reiterazione di questi episodi di vandalismo che fanno seguito ad altri già avvenuti nei mesi scorsi. C’è chi, a questo punto, si chiede se ci sia una qualche ragione dietro questa serie di gesti che hanno colpito la struttura, lasciata in gran parte vuota dopo il trasferimento del tribunale di Alba ad Asti.

Da due mesi, l’edificio accoglie anche i giudici di pace che sono stati trasferiti dopo la chiusura della sede di Bra. «Sono stato contattato dai funzionari dell’ufficio», spiega l’avvocato albese Roberto Ponzio, «che chiedono di essere tutelati. Presenterò un’istanza al Comune e una denuncia perché si indaghi su questi episodi che colpiscono una struttura storica della città, che oggi versa in pesanti condizioni di degrado e di insicurezza. Oltre al danno all’immagine e al decoro della città spiace vedere come un edificio che era costato oltre dieci miliardi di lire, di soldi pubblici, sia lasciato andare a tale fatiscenza».

e.a.

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