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Recuperata la reliquia di don Bosco trafugata e fermato il ladro

Rubata dalla Basilica di Colle Don Bosco l'urna con il cervello del Santo

CASTELNUOVO DON BOSCO I carabinieri del Comando provinciale di Asti hanno recuperato la reliquia di Don Bosco rubata dalla basilica di Castelnuovo Don Bosco lo scorso 2 giugno.

È stata la tenacia dei Carabinieri del Comando Compagnia di Villanova d’Asti sotto la  direzione della dottoressa Laura Deodato, sostituto procuratore (già nota per aver condotto le indagini del caso Elena Ceste) che ha permesso di raggiungere il difficile risultato. Le indagini, sono state espletate con metodo classico e di estrema importanza si sono rivelati il primo sopralluogo e i rilievi tecnici effettuati dal personale del Nucleo operativo della Compagnia di Villanova d’Asti che è riuscito ad esaltare le impronte che hanno infine dato un volto all’autore del gesto attraverso i Carabinieri del Ris di Parma.

Altrettanto determinante, almeno nei momenti iniziali, è stato il corale contributo offerto dai comandi Stazione dei Carabinieri presenti sul territorio che, forti della consolidata e profonda conoscenza dei cittadini e dei luoghi hanno fornito fin da subito elementi informativi utili alle indagini.

La presenza dei Carabinieri tutela patrimonio culturale, giunti a fornire supporto ai colleghi della territoriale, è stata importante per l’individuazione del luogo dove il ladro, C.G. 42enne italiano, già noto alle forze dell’ordine risiedeva con la compagna, incensurata.

Fin dai primi momenti non è stata scartata nessuna pista ed alla fine, dopo ore di osservazione, pedinamenti,  attività di analisi e visione di innumerevoli filmati di sicurezza della struttura religiosa e dei Comuni vicini a Castelnuovo, si è riusciti a giungere all’intervento, in esecuzione al decreto di perquisizione emesso dalla Procura della Repubblica di Asti, eseguito a Pinerolo. La reliquia era occultata in una teiera in rame posta in un armadietto della cucina dell’abitazione.

A quanto pare le ragioni del furto non risiedono né nella volontà di chiedere un riscatto e neppure ad una ordinazione di qualche collezionista, ma semplicemente all’erronea convinzione che il coperchio della teca fosse di qualche valore.

L’indagato, condotto negli uffici giudiziari, dopo un serrato interrogatorio di garanzia, confessava le sue responsabilità e veniva, immediatamente dopo, sottoposto a fermo e condotto nella casa circondariale di Asti.

 

 

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