ALBA È stato un recupero coraggioso e dai risvolti inattesi, quello del palazzo che apre via Pierino Belli arrivando da via Maestra. Coraggioso perché non capita spesso che una committenza privata decida per il restauro conservativo, sorprendente perché una consistente porzione delle decorazioni, come la fascia a scacchiera che sormonta il balcone della facciata sud, il motivo “a tenda” bicolore ancora a sud e il cornicione a cassettoni che corre sotto tutto il tetto, si sono rivelati del Settecento.
Molto più antichi, quindi, rispetto agli anni Trenta del Novecento, a cui risalgono i primi documenti catastali dell’edificio. «Avevamo cercato dati del palazzo anche nell’archivio napoleonico, ma avevamo trovato solo attestazioni d’esistenza, non atti notarili», spiegano i proprietari, le famiglie Salsano e Boffa. Ora, a ricostruire la storia della casa storica ci hanno pensato le decorazioni settecentesche emerse in seguito al restauro conservativo realizzato da Lorenza Centanni ed Enrico Dellapiana di La Bottegaccia. «Erano state realizzate con la tecnica a fresco sulla calce, con pigmenti colorati inglobati nell’intonaco e da artisti esperti», precisano i restauratori albesi, il cui progetto di recupero è inziato a luglio dopo il via libera della Soprintendenza.
Al lavoro anche i ragazzi del Pinot Gallizio
Quasi “vicini di casa” per via dell’albesità di Dellapiana e del loro negozio in via Pertinace, i due restauratori hanno eseguito il recupero con perizia e passione, avvalendosi della collaborazione di numerosi studenti del liceo artistico Pinot Gallizio che, dopo averli accompagnati nel sito archeologico di Pollenzo da marzo a giugno, a luglio sono saliti sui ponteggi albesi, sempre in virtù dell’alternanza scuola lavoro. A supervisionare il tutto gli architetti Sebastiano Pizzarelli e Aldo Rosa e la funzionaria della Soprintendenza Silvia Valmaggi, che ha indicato l’intervento come un «caso esemplare, un capo d’opera per l’Albese», a cui potrebbero rifarsi altri restauri conservativi, dopo questo, primo ad Alba.
E se resta da completare il recupero del finto bugnato sulla facciata est, in quella nota come “piazzetta della Singer”, hanno già ritrovato la loro prima eleganza gli stucchi, le conchiglie, i motivi a rombi neoclassici che ricorrono su architravi e balconi, le decorazioni tra liberty e decò delle ringhiere e del maestoso portone, sormontato da un mascherone che si affaccia su via Pierino Belli.
«Abbiamo rimosso con il bisturi il cemento usato negli ultimi rattoppi e usato stucchi, velature, calce, pigmenti naturali e bilancino per dosarli, acquerelli per le reintegrazioni mimetiche e protezioni specifiche. Nulla è stato aggiunto», sottolineano Centanni e Dellapiana, «abbiamo solo fatto emergere ciò che già c’era, rispettando le irregolarità delle superfici e anche le asimmetrie originali». E il risultato, esemplare, è sotto gli occhi di tutti.
Valeria Pelle