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Lutto ad Alba per la morte del partigiano Giuseppe Boasso

Lutto ad Alba per la morte del partigiano Giuseppe Boasso

ALBA Si è spento, a 91 anni, Giuseppe Boasso, l’ultimo componente ancora in vita della formazione partigiana albese di Giustizia e libertà. 

Giuseppe Boasso era nato nel 1925 ed allo scoppio della guerra viveva presso la Fornace Sorba, dove oggi si trova piazza Cristo Re, insieme alla famiglia, che si guadagnava da vivere lavando i panni alle migliaia di militari che popolavano la caserma Generale Govone di corso Piave. Viveva ad Alba, in via Ognissanti, dove si è spento, serenamente, il 19 settembre.

I funerali, molto partecipati, si sono svolti ieri, 20 settembre, nella parrocchia di Cristo Re.

Renato Vai,  presidente dell’associazione Padre Girotti, ricordando Boasso come un uomo e un partigiano «semplice ed amabile»,  sottolinea: «Il 12 settembre 1943, in seguito alla firma dell’armistizio, i tedeschi si impossessarono con uccisioni e violenze della caserma Govone, caricando su carri adibiti al trasporto del bestiame migliaia di militari per condurli nei campi di lavoro e sterminio in Germania. Boasso fu testimone dell’uccisione di Luigi Rinaldi, agricoltore e padre di sette figli, e dell’intervento del vescovo, mons. Grassi, teso a proteggere i soldati inermi».

Renato Vai prosegue: «Davanti a tanto arbitrio non restava che salire in collina; si unì al gruppo della Moretta guidato allora dal tenente Liberto Porcari. Sopportò privazioni, partecipò alle battaglie del 15 aprile 1945 ad Alba, dove morì il suo amico Mereu Albino. Il 26 aprile 1945 con la sua Brigata 10a Giustizia e Libertà partecipa alla liberazione di Asti. Nel dopoguerra, dopo vari anni di lavori duri e precari, venne assunto dalla Piemonte Centrale Elettrica (ora Enel), dove lavorò alla elettrificazione delle campagne, piantando pali e tirando fili in zone impervie ma sempre con molto entusiasmo. Trovava anche il tempo di partecipare a numerosi gruppi corali e a tornei di bocce. Andava fiero per essere stato compagno di scuola e di gioco del cardinale Giovanni Coppa. Ricordava a tutti che quando il Cardinale veniva ad Alba si incontravano e rievocavano la loro gioventù».

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