Cominciamo a entrare nel mistero della Pasqua

UN PENSIERO PER DOMENICA 11 MARZO

Il ricordo dell’esilio degli Israeliti a Babilonia, nella prima lettura (2Cr 36,14-23) ha una duplice funzione. Ci aiuta a non dimenticare che il dramma della guerra, con profughi e deportati, continua ancora oggi, nell’ordine non di decine di migliaia, ma di milioni di persone, costrette ad abbandonare case e terre: in Siria, Congo, Sud Sudan, Myanmar… Per molti uomini questa sarà una Pasqua di guerra. È anche un invito a rileggere, nella nostra storia gli interventi salvifici di Dio che ci hanno tirato fuori da fasi problematiche o anche drammatiche. Per noi come per gli Ebrei, il ricordo è parte integrante della celebrazione della Pasqua.

Cominciamo a entrare nel mistero della Pasqua
Chiesa del Monte Nebo: Mosè e il serpente

La salvezza come dono gratuito di Dio è un tema ricorrente nelle lettere paoline: «Per grazia siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio» (Ef 2,8). Giovanni, nel brano di Vangelo proposto oggi (3,14-21), rievocando l’incontro tra Gesù e Nicodemo è ancora più esplicito: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito». La salvezza come dono è diventata evidenza storica nella croce: Cristo “innalzato” è segno e principio di salvezza. Gesù lo spiega ricordando l’episodio del serpente di bronzo, innalzato da Mosè nel deserto: chi era stato morso da un serpente poteva essere guarito volgendo lo sguardo a esso, noi possiamo essere salvati guardando a Gesù “innalzato” sulla croce.

Noi non siamo buoni per natura, ma per dono. È il principio chiave dell’antropologia cristiana, secondo Paolo: «Creati in Cristo Gesù per le opere buone». Giovanni esprime lo stesso concetto con l’immagine efficacissima della salvezza come luce: essenziale per camminare nella via del bene e per scoprire la verità. Fare Pasqua è lasciarci illuminare da questa luce, leggere gli eventi tramite la croce e risurrezione di Cristo.

Davanti alla croce bisogna scegliere se fare la verità, se aderire o no all’invito di Cristo all’amore totale, a una vita donata per gli altri. La premessa di ogni scelta, secondo Giovanni, è decidere se camminare o meno nella luce. Chi fa il male, odia la luce e fa di tutto per evitare che qualcuno la accenda, perché non vuole che si veda il male che fa. L’aveva capito bene Etty Hillesum, ebrea, martire ad Auschwitz: la luce di Dio in noi può essere soffocata e spenta dal fango della nostra vita. Preparare la Pasqua è rimuovere un po’ di questo fango.

Lidia e Battista Galvagno

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