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Dopo Los Angeles e Venezia i vestiti di Silvia Visca sfilano sulla Croisette

Dopo gli Oscar i vestiti della montatese Silvia Visca sfilano a Cannes 1

CANNES Dopo gli Oscar a Los Angeles e la Mostra del cinema di Venezia, la moda della stilista di Montà Silvia Visca ha calcato il tappeto rosso di Cannes.

Quarant’anni, mamma di due maschietti, ha aperto il suo atelier nel paese roerino quando aveva appena vent’anni, per poi proseguire la sua attività come sarta e come creatrice di abiti da cerimonia e da sposa.

Dopo gli Oscar i vestiti della montatese Silvia Visca sfilano a Cannes

L’incontro con lo sfavillante mondo del cinema è avvenuto un anno fa, con il primo abito confezionato per la giovane attrice cuneese Flavia Monteleone. Quest’ultima, conosciuta durante una sfilata nella chiesa di San Domenico ad Alba, era alla ricerca di un abito per la notte degli Oscar e ha scelto di affidarsi a Silvia, che ha creato per lei un secondo modello da indossare al festival veneziano.

E dopo un 2017 di successi, anche il 2018 è cominciato nel migliore dei modi, com’è lei stessa a commentare: “Lo scorso anno è nata un’importante collaborazione con il regista Luciano Silighini Garagnani, che ha girato il film nel quale ha recitato Flavia. Ha apprezzato a tal punto il mio stile da scegliermi come stilista di  Giulia Sala, giovane attrice delle sue due pellicole presentate a Cannes”.

In particolare, uno dei due film – “Dance of the hearts” – è stato girato in parte ad Alba, a Villa Bricco Paglieri in frazione Madonna di Como. E a proposito dell’abito creato da Silvia, si tratta di un modello “delicato e allo stesso tempo d’effetto, con una gonna in georgette di seta azzurro polvere e un corpetto ricamato in pizzo, con tanti piccoli cristalli come punto luce”.

Aggiunge la stilista: “Dal disegno al confezionamento, il lavoro è stato ancora una volta impegnativo, perché ogni dettaglio deve essere perfetto e pensato per l’attrice che lo indossa. I festival internazionali sono una vetrina straordinaria, ma la mia grande passione rimangono gli abiti da sposa, non meno importanti e complessi di quelli destinati al tappeto rosso”.

Francesca Pinaffo

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