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Ossa rotte, Proglio torna col romanzo basato sui dettagli

Ossa rotte, Proglio torna col romanzo basato sui dettagli

IL PERSONAGGIO Gabriele Proglio, classe 1985, vive ad Alba. Il suo ultimo romanzo è Ossa rotte (Kimerik).
Dietro un testo esiste una vita vissuta, che condiziona lo scritto (e viceversa). Come nasce il libro, Gabriele?
«Nel 2013 mi ero preso una pausa, forzata, dal lavoro. Al posto di scrivere curriculum ho preferito lavorare a un romanzo, che poi uso il termine a sproposito: un autore scrive un romanzo, io ho scritto solo una storia che spero un giorno diventi “un vero romanzo”. Questo è un destino deciso dai lettori».

Tornando alla responsabilità del lettore di farla o meno diventare uno scrittore: sembra una posizione lontana dai narcisismi che dominano l’oggi.
«Di professione non sono scrittore, ma venditore d’automobili, anzi lo siamo da tre generazioni. Il fatto di essere uno scrittore lo decideranno altri, non io. Non è meschina umiltà, solo realtà. Trovo che spesso l’umiltà nasconda ego pericolosi, come il lupo che si traveste da nonnina».

Perché il titolo Ossa rotte?
«Due le ragioni: la prima è che suona dannatamente bene, la seconda è che il protagonista esce sovente dagli avvenimenti con le ossa rotte. Ma, a suo modo, vittorioso, ma non nel senso della parola che si trova sul vocabolario. Nel romanzo c’è quello che cerchiamo in un film e nelle serie televisive ma dosato in modo differente. È pop, vuole essere per tutti ma ha nessuna pretesa di piacere. C’è la storia d’amore, pure banale, ma sono i dettagli che la fanno da padrone fra le righe. Quei dettagli che ognuno di noi coglie ogni giorno».

m.v.

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