Ultime notizie

Salute sativa, agricoltura innovativa

CANAPA Se l’agricoltura tende a essere uno dei settori più restii all’innovazione, nel 2013 Ornella Palladino ha deciso d’invertire la rotta dell’azienda paterna, a Rocchetta Tanaro, per convertirla alla coltivazione e alla commercializzazione della canapa a basso contenuto di Thc.

È nata così la cooperativa Salute sativa: oltre ai terreni in Piemonte, nel 2014 si sono aggiunti 500 ettari in Toscana, un numero sempre maggiore di soci e un totale di circa mille ettari coltivati con le diverse varietà iscritte nel registro europeo.

Salute sativa, agricoltura innovativa

Per Palladino, presidente della cooperativa, l’incontro con la canapa è stato un colpo di fulmine: «Quando ho ereditato l’azienda di mio padre, non ero nel settore agricolo e non sapevo bene come proseguire la sua attività, anche perché in quel periodo le colture classiche non brillavano. Mi sono imbattuta nella canapa, ho compreso le enormi potenzialità di questa pianta e ho creduto nel mio progetto, che in quegli anni era sembrato a molti un’impresa da pazzi».

Anche perché nel 2013, la canapa era ancora circondata da un alone di mistero: «La canapa cresce un po’ ovunque, ma l’Italia ha il giusto equilibrio di luce e buio per arrivare a una resa ottimale. Quando abbiamo iniziato – e per certi versi ancora oggi –, non c’erano indicazioni precise per la sua coltivazione e mancavano le attrezzature. Così abbiamo adattato i mezzi che avevamo a disposizione e abbiamo aumentato le nostre conoscenze: è stata una partenza in salita».

Oggi Salute sativa commercializza prodotti alimentari a base di seme di canapa e in parallelo ha completato la filiera con coltivazioni come il miglio, il lino e il grano saraceno. Riguardo alla legge 242 e alla successiva circolare, Palladino è ottimista: «È vero che ci sono ancora diversi aspetti da migliorare, soprattutto sul fronte commerciale, ma se guardiamo a un anno fa sono stati fatti grandi passi in avanti».

Il riferimento va alle infiorescenze, che rientrano tra le lavorazioni dell’azienda: «La canapa è una pianta talmente preziosa che merita di essere sfruttata in tutte le sue componenti: siamo stati colpiti in positivo nel vedere i fiori riconosciuti nella circolare».

E sul fronte del sistema introdotto dall’azienda Easyjoint, conclude: «Non ci poniamo in negativo: rispetto alla farina e ad altri prodotti, è stata un’operazione che ha portato maggiore attenzione sulla canapa. Quando si parla di questo argomento, dobbiamo ricordarci che alle spalle c’è un’intera categoria di aziende italiane, che lavorano ogni giorno e che meritano un riconoscimento».

Francesca Pinaffo

SI DICE CANAPA SI PENSA MARIJUANA

«In Italia la norma sul fumo non esiste: quindi tutto ciò che si vende è illegale»

La mattina seguente alla circolare del Ministero  Margherita Baravalle, da Carmagnola, storce il naso: «Si dice nulla di rilevante: le nostre proposte erano molto più avanti».

E non si fatica a crederle. Nel 1998 è stata lei, all’epoca funzionario a Carmagnola, a decidere di affiancare l’allora sindaco Felice Giraudo in un’intrepida battaglia: riportare la coltivazione della canapa industriale in tutta Italia. Così, hanno fondato l’organizzazione Assocanapa e nel 2003 Assocanapa Srl, il suo braccio operativo. Oggi riunisce almeno 600 affiliati, per circa 400 ettari di terreno coltivato in Piemonte e almeno 1.500 ettari da Nord a Sud, con sedi operative in tutte le regioni.

Baravalle, a cui Giraudo ha passato il ruolo di presidente, ricorda gli esordi: «Negli anni ’90 l’opinione pubblica la considerava illegale, ma non lo era, dal momento che l’Ue stanziava un contributo per la coltivazione». Intanto, Assocanapa si specializza nelle sementi made in Carmagnola. «Se all’inizio guardavamo al tessile, negli anni abbiamo sviluppato il comparto alimentari, dalla pasta all’olio». Un discorso a parte meritano le infiorescenze: «Le vendiamo dal 2012, con destinazione alimentare. Ne consigliamo l’utilizzo come decotti e tisane. Anche il fumo delle infiorescenze può portare a un beneficio immediato, ma lo sconsigliamo perché danneggia i polmoni».

La linea di demarcazione che separa l’organizzazione di Carmagnola dal fenomeno Easyjoint riguarda proprio il fumo: «Al momento in Italia non esiste una normativa che stabilisca il limite di Thc per i prodotti da fumo di canapa: per questo, tutto ciò che viene commercializzato con questo scopo è per noi illegale». Anche la legge 242 non ha chiarito la questione, dal momento che riguarda le coltivazioni, così come la circolare della scorsa settimana, che non specifica l’uso delle infiorescenze. Autorizzare il fumo sarebbe un grande traguardo, ma bisogna arrivarci con una regolamentazione chiara e senza sotterfugi», conclude la presidente Baravalle.

f.p.

Banner Gazzetta d'Alba