Anticoncezionali alle minorenni, i dubbi dei cattolici sul piano piemontese

Anticoncezionali alle minorenni, i dubbi dei cattolici sul piano piemontese
Immagine d'archivio del Consiglio regionale

PIEMONTE Il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato ieri un provvedimento per consentire la distribuzione gratuita, nei consultori piemontesi, di anticoncezionali alle minorenni. L’iniziativa viene giustificata come una conseguenza dell’approccio «laico» che si vuol dare al problema. In realtà questo approccio è strumentale e fuorviante perché – con la magica parola di «laico» – fa diventare normali, e persino banali, comportamenti che non aiutano la crescita umana, serena ed equilibrata delle nuove generazioni. In questo modo si dichiara infatti che l’educazione alla sessualità è solo un problema di «strumenti materiali» (il profilattico, la spirale, ecc.); e si esclude invece qualunque intervento della «filiera educativa» – dalla famiglia, alla scuola, all’associazionismo giovanile. L’anticoncezionale, a questa stregua, diventa come l’aspirina…

Laico, invece, non significa permissivismo privo di un’etica (umana, e non solo religiosa); non significa laicismo che incoraggia scelte diseducative e irresponsabili. I ragazzi  hanno bisogno di ben altro per formarsi a gestire la loro sessualità, considerando quanto le scelte che si fanno negli anni giovanili sono decisive per il resto dell’esistenza. Come pensare che la sessualità sia ridotta a un puro esercizio del piacere fisico o a un campo di sperimentazione e di conquista?

La prima vera prevenzione si trova in una pedagogia volta a formare l’individuo e il cittadino non delegando alla medicina e ai servizi sociali ciò che dovrebbe essere primo appannaggio della scuola e della famiglia (quest’ultima, sembra di capire, non è coinvolta neppure nei casi in cui alle minorenni vengono distribuiti prodotti che potrebbero avere anche effetti abortivi). Ci si ritrova, qui, in una cultura individualista e sessista, portatrice di una visione puramente strumentale del corpo e della vita.

Ci auguriamo che i genitori ed educatori sappiano reagire a un costume che alcune istituzioni continuano a promuovere, disattendendo la loro primaria responsabilità anche in  questo delicato ambito di vita che riguarda il bene-essere anche morale dei loro figli, che hanno il diritto e dovere di gestire in prima persona.

Chiara  Genisio Direttore Agd

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