
ALBA Dopo quasi trent’anni di servizio al San Lazzaro di Alba, dal 1° di settembre Massimo Foglia è in pensione: non sono mancate le dimostrazioni di stima e affetto da parte delle mamme che ne hanno apprezzato l’operato come ginecologo e come direttore facente funzione di ostetricia e ginecologia.
Dottore, qual è stato il suo percorso di vita e di lavoro?
«Sono nato a Torino. Ho iniziato a lavorare nel 1981 all’ospedale di Carignano con Giuseppe Rosso come primario: allora per accedere non era ancora necessaria la specializzazione, che ho conseguito nel 1986. Quando Rosso è venuto ad Alba mi sono trasferito con lui, nel marzo del 1989, poi nel novembre 2010 è andato in pensione Pier Giorgio Verri e sono diventato direttore».
Come è cambiata la sanità nel corso degli anni?
«È cambiato in meglio l’aspetto diagnostico e terapeutico, soprattutto grazie alle nuove tecnologie ma, in peggio, il medico è diventato un burocrate che deve dedicare molto tempo ad attività un tempo inesistenti».
Cosa sarebbe migliorabile nella sanità italiana?
«Ad Alba potrebbe essere utile l’introduzione del parto in analgesia, che però ha il grosso problema della mancanza di anestesisti. Tra gli aspetti negativi c’è la scarsità di professionisti, ed è una colpa del Ministero e dell’Università: questa carenza di medici andava gestita e programmata e non limitata col numero chiuso».
A cosa si dedicherà ora?
«Al volontariato in Messico, dove tornerò a marzo 2019, e in Etiopia dove, entro l’anno, aprirà l’ospedale ad Adua che ho contribuito a progettare nel 2008-2009, dando tante indicazioni all’architetto assieme a un gruppo di medici. Sarà una struttura molto bella, gestita dalla suora salesiana di Torino Laura Girotto. Continuerò anche a svolgere la libera professione».
Cosa le mancherà del lavoro in ospedale?
«Il contatto diretto con le donne e le famiglie. Mi mancherà anche la collaborazione con i colleghi, le ostetriche e le infermiere. Voglio a questo proposito esprimere un ringraziamento a tutti quelli che hanno lavorato con me per far acquisire al reparto il riconoscimento da parte della gente».
a.r.
