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Due coniugi indagati per circonvenzione di un’anziana

Al Tribunale di Asti potrebbe andare parte dell’Alessandrino

ASTI Si  è tenuta martedì 9 ottobre, al Tribunale di Asti, l’udienza relativa al nuovo rinvio a giudizio degli albesi Vincenzo Annucci e Mariangela Dacomo, già condannati in via definitiva per circonvenzione d’incapace e ora nuovamente imputati per lo stesso reato davanti al Tribunale di Asti.
Il primo processo si era concluso nel 2013 con la sentenza della Corte di cassazione che confermava la condanna a due anni e otto mesi di reclusione inflitta nel giudizio di appello per Annucci, ex professore del liceo scientifico Cocito di Alba, e Dacomo, la moglie.
Le condizioni della vittima del raggiro, Giulia Luisa Ademollo, già preside del Cocito, senza parenti prossimi, da tempo si erano degradate, con l’avanzare dell’età e della demenza senile: non più in grado di badare a sé stessa, viveva in un ciabot a Montelupo, circondata da animali in stato di abbandono o addirittura già morti.
La coppia si era occupata inizialmente di lei, per poi ricevere in donazione un appartamento della preside in Alba e ritirare 250mila euro dal conto corrente.
Per effetto della condanna in sede penale i due erano stati tenuti al risarcimento dei danni, versando una provvisionale di 60mila euro, anche per poter evitare il carcere e beneficiare dell’affidamento in prova ai servizi sociali, nonché alla restituzione dei 250mila euro.
La preside venne in seguito ricoverata in una casa di riposo, dove morì a 95 anni il 5 novembre 2016. Dopo la morte, il parroco di Montelupo don Stefano Valfrè si recò dal notaio con un testamento col quale la donna destinava tutti i propri beni alla parrocchia e al Cottolengo. A quel punto emergeva un altro testamento, un olografo – scritto cioè per intero di pugno del testatore – di qualche mese successivo a quello esibito dal sacerdote, con il quale i coniugi Annucci e Dacomo (già condannati in via definitiva) venivano nominati eredi universali della donna; un testamento successivo ma mai menzionato durante il primo processo.
Pare quindi che i due si stessero preparando per riprendersi non solo i beni dei quali si erano impossessati, oggetto del primo giudizio, ma anche la somma già versata all’anziana a titolo di risarcimento.
Il sacerdote, assistito dall’avvocato Stefano Campanello, ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Asti; il sostituto procuratore Donatella Masia, che già aveva sostenuto l’accusa nel primo processo, ha radicato un nuovo procedimento nei confronti dei coniugi, difesi dall’avvocato Giorgio Scanavino.

a.r.

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