Confidiamo in maghi e astrologi o nella Bibbia?

PENSIERO PER DOMENICA – XXXIII TEMPO ORDINARIO – 18 NOVEMBRE

Guardare al futuro non va di moda. Il consumismo tende a schiacciarci sul presente, con l’invito a sfruttare tutte le occasioni per goderci la vita. Poi, ogni tanto, qualche evento drammatico suona la sveglia, come ad esempio le recenti catastrofi naturali che hanno fatto disastri e morti in tutta la Penisola. Allora scatta il catastrofismo: per alcuni giorni, paura e allarme corrono sul Web; ci rendiamo conto che abbiamo fatto danni ambientali quasi irreparabili, poi tutto torna come prima. Un credente in Cristo, come suggerito dal Papa nella Laudato si’, deve invece guardare al futuro, traendo spunto per fare scelte giuste nel presente. Le letture della XXXIII domenica del tempo ordinario ci offrono indicazioni.

Il tempo e la storia sono già stati santificati da Cristo. È il senso di un testo non facile come la Lettera agli Ebrei (10,11-14.18), in cui l’autore fa riferimento al sacerdote che, nel tempio di Gerusalemme, offriva sacrifici per cancellare il peccato e santificare il popolo, per ricordare che «Cristo, con un’unica offerta ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati». Ovviamente è un dato di fede, ma è difficile immaginare uno sguardo storico più ottimistico.

Confidiamo in maghi e astrologi o nella Bibbia?

Le virtù per camminare verso il futuro. Il profeta Daniele (12,1-3) invita gli esuli a Babilonia a non lasciarsi schiacciare dal presente fatto di schiavitù in terra straniera e a non perdere la fede in una salvezza futura. Daniele indica anche due virtù capaci di aprire lo sguardo al futuro, la saggezza e la giustizia: «I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre». La saggezza insegna come camminare nella vita da soli; la giustizia è alla base della vita di gruppo, di comunità, di nazione.

La parola di Dio come lampada. Anche Gesù, secondo la testimonianza concorde dei Vangeli sinottici, è stato coinvolto nel clima apocalittico di attesa-paura del futuro tipico del suo tempo. Egli ha però rifiutato drasticamente di dare indicazioni temporali circa la cosiddetta fine del mondo, mentre ha invitato a prendere sul serio le domande che la prospettiva di una fine pone: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo, che senso ha la vita? Ha indicato anche, in modo chiaro e inequivocabile, dove trovare una risposta a tali domande: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Mc 13,31). La risposta va cercata solo nella Sacra Scrittura, non nei responsi di maghi, di astrologi, o anche di visionari e fanatici religiosi che pretendono di parlare in nome di Dio o della Madonna.

Lidia e Battista Galvagno

 

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