Finanziamento pubblico dell’editoria: la Fisc lancia un appello ai parlamentari

Tre milioni e mezzo di lettori per i settimanali cattolici di tutt'Italia

In vista del dibattito in Parlamento sulla Legge finanziaria e sull’emendamento che cancella il finanziamento pubblico all’editoria la Federazione italiana settimanali cattolici lancia un appello a tutti i parlamentari per salvaguardare quel fondo.

La legge del 15 maggio 2017, n. 70 è una buona legge, sofferta, e ci sono voluti più di tre anni per scriverla. Vale poco più di 50 milioni.
Fa chiarezza su chi prende i contributi pubblici: cooperative di giornalistiche, enti senza fini di lucro, quotidiani e periodici delle minoranze linguistiche, per non vedenti o ipovedenti e giornali diffusi all’estero.
Non ci sono più i giornali di partito.
I più grandi e popolari quotidiani e periodici non ci sono mai stati.
L’ammontare del contributo all’editoria dipende dal numero di copie realmente vendute e dal numero di giornalisti assunti.
Qui è in gioco la sopravvivenza di tanti giornali, soprattutto locali, che garantiscono il pluralismo dell’informazione in Italia, per non parlare poi dell’indotto tra tipografie, distributori, edicolanti
L’emendamento proposto in Commissione bilancio al Senato in discussione da lunedì 26 novembre, art. 59bis, parla di abolizione del finanziamento pubblico all’editoria. In pratica si va a tagliare completamente, da gennaio 2020, una legge (la Legge 70) che deve ancora dare i primi benefici, essendo entrata in vigore dal 1° gennaio 2018.
L’art. 1 in pratica cancella la legge 70, da gennaio 2020 fa pulizia assoluta, non rimane più niente.
L’art. 2 non solo mette il tetto dei 500 mila euro per l’anno 2019, ma abbassa tantissimo i tetti per i rimborsi dei costi.
È un emendamento che deve essere bocciato.
Non è materia di Legge di bilancio, non è nel contratto di Governo.

L'azzeramento fondo per l’editoria è un attacco alla democrazia 1

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