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Furti: tanti quelli nelle abitazioni ma la repressione non è risolutiva

La Granda si colloca al 22° posto a livello italiano, ma rispetto all’anno precedente il calo di questo tipo di reato è stato del 22%

ALBA Oltre 6.600 reati vengono commessi e denunciati ogni giorno in Italia, circa 277 ogni ora. Il dato è in calo del 2,3 per cento su base annua, in linea con le flessioni degli anni precedenti. Eppure i fenomeni di microcriminalità e di mafia, per natura sommersi ed evasivi, rimangono in un cono d’ombra non immortalabile dalle statistiche.

È quanto emerge dalla mappa pubblicata a ottobre dal Sole 24 ore, che una volta per tutte sgomina gli spettri legati al pericolo percepito dagli italiani e dalla condizione di sicurezza collettiva. Infatti, emerge come il Paese sia sempre meno pervaso da eventi criminosi nonostante gli allarmismi mediatici e la propaganda politica improntata sulla paura. Questo non accade grazie a politiche securitarie (che utilizzano la sanzione e la repressione come metodi di intervento), ma grazie a quei processi di integrazione e comprensione delle cause che creano una società non basata sulla paura ma sulla cultura, sull’empatia, sull’educazione sentimentale. Cuneo è 97esima nella classifica tra le 106 province italiane in tema di pericolosità e quindi risulta tra le più sicure. Il numero di denunce nel 2017 è stato pari a 14.986, circa 41 al giorno. Significa 2.546 denunce ogni 100mila abitanti, 2,5 ogni 100. Sebbene possano apparire preoccupanti, i numeri risultano in calo di quasi 9 punti percentuali rispetto all’anno precedente.

Furti: tanti quelli nelle abitazioni ma la repressione non è risolutiva 1

Purtroppo la Granda si colloca in posizioni critiche nel caso degli omicidi volontari (37esimo posto in classifica) e soprattutto nella voce “furti in abitazione” (22esimo posto, con circa 427 denunce ogni 100mila abitanti). La vulnerabilità delle abitazioni sembra la prima caratteristica della provincia, che si distribuisce su un territorio allargato e sovente di campagna, dunque più favorevole a questa tipologia di avvenimenti.

Ancora una volta, però, il furto va inteso come la reazione di popolazioni svantaggiate o non integrate a condizioni di contesto avverse: solo così potranno essere mobilitate efficaci misure preventive. La sanzione fine a sé stessa non risolve, rischia anzi di essere benzina sul fuoco del disagio.

In ogni caso, la variazione negativa sull’anno precedente di avvenuti furti nelle case è straordinaria: -22 per cento. Segno ulteriore di come la differenza tra realtà percepita e realtà “reale” sia sovente mastodontica.

Valerio Giuliano

Società che cambia: i reati sono in calo

La classifica del Sole 24 ore (di cui parliamo nella pagina accanto, ndr) prosegue elencando dati minori, ma fondamentali per comprendere il contesto sociale in cui viviamo. La violenza e il crimine, infatti, possono essere associati a quelle parti oscure dell’organismo sociale, come sintomatologie che raccontano storie più profonde, funzionamenti del vivere collettivo che vanno compresi ed elaborati.

Con tre denunce in totale, la Granda si colloca al 94esimo posto nella classifica italiana per tentati omicidi, con una variazione del -50 per cento dei casi rispetto all’anno precedente. Sono poi state registrate 473 denunce per furti in esercizi commerciali (-25 per cento), fenomeno che colloca la provincia all’81esimo posto in classifica, e 166 furti di autovetture (-26 per cento rispetto all’anno precedente). Tra furti con “strappo” e furti “in destrezza” (due modalità differenti ma assimilabili allo scippo) sono poi state raccolte quasi 550 denunce, ma anche in questo caso si tratta di fenomeni in calo.

Le denunce per rapina sono invece state 87 (-25 per cento), quelle per estorsione 38 (-29 per cento), pari a zero le denunce per usura, una sola per associazione a delinquere (cosa che colloca la Granda al 93esimo posto in classifica nazionale), zero denunce per associazione di stampo mafioso e, per concludere, 8 denunce per riciclaggio di denaro: quest’ultimo dato aggrava la posizione della provincia, collocandola al 71esimo posto in classifica.

A discapito delle forme più violente a livello fisico, sembra che la Granda sia percorsa da venti illegali di tipologie più striscianti, meno evidenti o manifeste.

v.g.

Dal presagio al cambiamento interiore: quando i ladri entrano nella tua casa

LA STORIA “Era un giorno di autunno, a inizio novembre. Camminavo in città. Il porfido del centro era il solito, le vetrine dei negozi e le torri medievali un nido di paglia e ricordi d’infanzia. Mi proteggevano. Eppure ero sovrappensiero, che significa “sopra il pensiero”, credo, perché in quei momenti di vagheggiamento siamo  in un mondo lontano dalla logica ma non per questo meno vero.
Come una dimensione soprannaturale, in contatto con forze più grandi». Roberta è una donna di 56 anni. Vive  ad Alba con la famiglia. Racconta l’esperienza della prima volta in cui si è sentita la pelle “perforata”: non la pelle fisica, ma quella psichica ed emotiva. «Avevo una sensazione di pericolo, sebbene non ne avessi ragione. Quel giorno c’erano nuvoloni in cielo e alcuni uccelli neri in stormo. Non sono una persona superstiziosa ma qualcosa mi intimoriva. La sera, quando tornai a casa, vidi il computer rotto. Il divano stravolto, i cassetti aperti. Una crepa nel vetro del tavolo della cucina.
I ladri erano entrati. Non presero nulla, non tengo contanti in casa. Ma vedere le coperte dove dormivo toccate da altri mi fece sentire accovacciata, vacillante. Fu come se mi colpissero con una lunga lama, senza estrarla. C’è stata la sensazione di violazione e furto, non tanto di oggetti ma di una sicurezza tutta interiore. Il presagio si era avverato e io ero vulnerabile».
Ma, continua la donna, ancora più importante degli eventi che accadono è come li maneggiamo,
li interpretiamo. «Invece di provare odio o correre a prendere il porto d’armi per difendermi da eventuali e ulteriori attacchi, ho pensato: perché nel nostro mondo qualcuno sente il bisogno di rubare? Cosa c’è di sbagliato in una società che consente l’espressione dei più oscuri lati, perversi e prevaricatori? Che cosa possiamo fare noi per risolvere il problema  alla radice? In futuro, mi batterò per contribuire a questo cambiamento. Non so ancora come, ma invece di raggomitolarmi ho deciso di aprirmi».

v.g.

«Non c’entra lo straniero con il tasso di delinquenza»

L’ESPERTO Maurizio Maggi, ricercatore di Ires Piemonte, si occupa di sicurezza, percezione sociale dei fenomeni e clima d’opinione. Con lui parliamo dei dati emersi dalla ricerca del Sole 24 ore.

Un pensiero ingenuo e suggestionabile, visto il clima di propaganda politica, vorrebbe il decremento dei reati connesso alla diminuzione dell’immigrazione clandestina. Sappiamo che non è vero. Perché?

«Prima di tutto perché gli immigrati clandestini non sono in diminuzione. Secondo, perché il reato non è legato alla nazionalità della persona ma ad altre variabili. Come per ogni fenomeno sociale, l’interpretazione è complessa e mai lineare. Il numero di denunce è diminuito per almeno due ordini di ragioni».

Quali?

«Innanzitutto i cittadini sono diventati meno ingenui: pensiamo agli anziani che un tempo cascavano in truffe di ogni tipo. Oggi la sensibilizzazione ha diminuito il rischio, aumentato la consapevolezza. Oppure, pensiamo alle persone che non tengono più i contanti nelle proprie abitazioni. Questo può funzionare da deterrente sui furti. La seconda ragione per cui registriamo una diminuzione di reati riguarda il miglioramento di alcune tecniche di sorveglianza (come l’installazione di telecamere, che disincentivano ad esempio il vandalismo urbano) e di repressione, pensiamo ai circuiti illegali e a filiere complesse come il furto di auto. Nonostante non rappresentino la soluzione in molte circostanze, le tecniche repressive risultano efficaci soprattutto in quei circuiti “neri” legati alla criminalità organizzata».

Quindi le azioni di contrasto sono efficaci. In questo contesto, quanto conta l’animo umano? I reati non stanno diminuendo perché siamo diventati più civili?

«Non è un’ipotesi da escludere. Si tratta di un ragionamento ottimistico, ma certamente desiderabile. Dopo l’ondata di crimini che ha investito il Paese negli anni ’80, speriamo che il decremento di ogni tipologia di reato sia il segno di un cambiamento duraturo in corso».

v.g.

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