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Il neurologo: tra Alba e Asti la patologia bipolare colpisce di più

Il neurologo: tra Alba e Asti la patologia bipolare colpisce di più 1

SALUTE MENTALE  Un giorno, dopo mille di tristezza, Antonio si alza e non ha voglia di fare niente. Il cielo sembra grigio e uscire fuori dalle lenzuola, dal comodo del cuscino, gli sembra intollerabile. Si sente morire dentro. Ogni esortazione da parte dei genitori è vana, gli amici al momento del bisogno si dileguano. Antonio smette di fare sport, di sperare nel futuro, abbandona l’università. Tutti gli dicono: non hai abbastanza motivazione. Ma la teoria della responsabilità individuale è parziale, superficiale e giudicante. Non considera la potenza dei mondi interni, come i conflitti sociali vengano incorporati nel linguaggio inconscio. Gli adolescenti vivono solitudine, sensazioni di lontananza e tristezza profonda. Sentono apatia e talvolta depressione, perché sperimentano un mondo liquido, dove le possibilità di realizzazione sono poche. Un mondo in cui le relazioni sono sovente strumentali e la sofferenza non è ascoltata, scissa e rimossa.

La storia è più comune di quanto si creda ed è stata raccolta nel corso delle Giornate sulla salute mentale organizzate dall’associazione Diapsi (Difesa malati psichici) ad Alba, che ha di recente introdotto riflessioni sul tema della sofferenza psichica vista da prospettive laterali, profonde e lontane. In questa pagina proponiamo alcune considerazioni emerse dal pubblico e dai relatori.

«Il territorio di Alba-Bra è “predisposto” a livello epidemiologico alla patologia bipolare», ha spiegato il neurologo Giovanni Asteggiano, albese, impegnato da quarant’anni presso l’Asl locale. Si tratta di un complesso quadro psichiatrico caratterizzato da picchi di euforia e depressione, alterazioni importanti delle relazioni interpersonali, del pensiero, dei comportamenti. Asteggiano ha sostenuto la tesi di fronte a una platea composta dalle principali figure sanitarie.

Ha specificato il neurologo: «La prevalenza del disturbo bipolare nella popolazione è del 2 per cento circa, sale fino al 6 per cento se vengono considerati anche i sottotipi di bipolarità appartenenti allo spettro allargato. Non esistono ricerche epidemiologiche specifiche riguardanti questo territorio: la mia affermazione deriva da quarant’anni di pratica clinica». E ha concluso: «Il territorio tra Alba e Asti (Govone, Priocca, San Damiano), probabilmente per scarso mix genetico, ha consolidato questa situazione. Il tasso di suicidi è infatti molto alto nella zona».

Secondo le più recenti rilevazioni dell’Asl Cn2 di Alba-Bra, contenute nell’ultimo Bollettino epidemiologico, i disturbi psichici sono stati nel 2014 causa del 7 per cento dei decessi tra le donne e del 4 per cento tra gli uomini, con un eccesso di mortalità rispetto ai dati regionali significativo per entrambi i sessi.

Matteo Viberti

Immane sofferenza psichica, a cui spesso non c’è rimedio

Sebbene il disturbo bipolare tenda a essere considerato da un’analisi psichiatrica superficiale una sommatoria di sintomi o di comportamenti disfunzionali, dietro a esso si celano sofferenze profonde di natura familiare e relazionale di cui i sintomi sono solo l’espressione, la punta dell’iceberg. Bisogna pertanto domandarsi la ragione di questa grande sofferenza. Nel territorio dell’efficienza, dell’efficacia e della produttività, quanto spazio rimane per l’ascolto e il contenimento dei vissuti emotivi, dei mondi interni?

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Il neurologo Giovanni Asteggiano

Se la narrazione collettiva e la cultura locale valorizza il fare invece che l’essere, il comportamento invece che il vissuto, l’esecuzione invece che l’emozione, il rischio è di trascurare la filigrana più nascosta e delicata della personalità, di marginalizzare dimensioni affettive che, depositandosi nel profondo, diventano inesprimibili e indicibili, si disintegrano fino a costituire terreni fertili, sui quali nasce una grande sofferenza psichica, a cui spesso non c’è più rimedio.

m.v.

Gli studenti del liceo Da Vinci imparano a riconoscerla dai racconti dei pazienti e si sentono molto coinvolti

L’adolescenza è un momento delicato di rottura di un equilibrio e il periodo di preparazione a sperimentare differenti versioni di sé stessi: è cioè anticamera della vita adulta. Perciò è delicata come una piuma; sono fragili gli affetti e molto tumultuosi i vissuti. Nelle Giornate sulla salute mentale (si vedano anche gli articoli sopra) si è parlato di star bene attraverso il suo opposto: cioè la patologia.

Sotto la supervisione dell’associazione Diapsi, alcuni pazienti hanno teatralizzato la propria sofferenza. Un gesto di coraggio, molto raro in  un panorama sociale in  cui il malato psichico è in silenzio ghettizzato o messo al margine. Una platea di adolescenti, inoltre, poteva ascoltare. La reazione di uno studente del liceo Da Vinci è risuonata come una severa ammonizione, un promemoria: «Si è tenuta una presentazione teatrale improvvisata da parte dei componenti di Diapsi, che hanno simulato i sintomi della propria patologia con grande autoironia.

Gli studenti dovevano cercare d’indovinare la malattia rappresentata, potendo rivolgere domande. Un’esperienza toccante, con cui sono state trasmesse emozioni intense e senza filtri». Virginia Alpe, della classe quarta dell’istituto, ha aggiunto: «Ci hanno insegnato il modo più corretto di comportarci nel caso in cui ci trovassimo ad affrontare una persona con questi disturbi. Il tema della malattia mentale non è stato raccontato con la solita freddezza, bensì in modo umano e coinvolgente».

È emersa l’importanza dell’educazione all’empatia, ai processi immedesimativi. I ragazzi che si affacciano al mondo imparano le relazioni: si porteranno nello zaino della vita gli apprendimenti di questo periodo. Perciò, in un’epoca fortemente connotata da autoreferenzialità e pure narcisismo, insegnare il contatto con la sofferenza appare il miglior antibiotico possibile. Ha concluso la docente e psicologa Patrizia Scanu: «Per i nostri giovani studenti liceali è stata un’occasione unica per toccare con mano ciò che hanno studiato sui libri. Non finiremo mai di ringraziare Franco Basaglia per la meritoria e nobile battaglia in favore della dignità delle persone più fragili. Non dobbiamo dimenticare che a ciascuno di noi può capitare un momento della vita in cui qualcosa dentro si rompe
o non riesce a funzionare come vorremmo».

m.v.

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