Pietro Chiodi, ricordo a colori di Pino Chiezzi

Pietro Chiodi, ricordo a colori di Pino Chiezzi

ALBA Un “colloquio”, mai interrotto o comunque spesso cercato e immaginato, con un vecchio insegnante che ha lasciato, proverbialmente, un segno nella formazione dei suoi studenti, spronandoli a farsi soggetti attivi e critici nella scuola e oltre.

È la situazione più adatta a definire e motivare l’iniziativa di un gruppo di ex allievi torinesi e albesi di Pietro Chiodi (1915-1970), il professore di storia e filosofia che sarà ricordato sabato 10 novembre, alle 10.30 nella biblioteca del liceo classico Giuseppe Govone di Alba.

Il maestro Pietro Chiodi, filosofo, partigiano e insegnante è però un’occasione che sfugge alla commemorazione di circostanza: è, anzitutto, slegata da cadenze e obblighi anniversari, e ruota primariamente intorno alle voci degli ex studenti del liceo Alfieri di Torino (classe di maturità 1962-63). Tra questi, Pino Chiezzi, pittore, che a partire da un ritratto fotografico di Chiodi (opera di Aldo Agnelli) ha sviluppato una serie di suoi ritratti e di studi sul volto del suo professore, usando colori blu acrilici su carta e stampe fotografiche, scomponendo e ristrutturando l’immagine, in diciannove variazioni che la ricoprono e la rivelano, oscillando tra astrazione e naturalismo. È un’opera non grave, apologetica o retorica, dunque, questa di Chiezzi, che riflette il movimento della ricerca, il suo desiderio di ritrovare e capire, ancora una volta, Chiodi, in semplicità e intimità.

È il critico d’arte Francesco De Bartolomeis (che di Chiodi era stato amico e collega all’Università di Torino, e firma oggi la prefazione al catalogo della mostra) ad aver individuato nel «colloquio con Pietro Chiodi» la dimensione di un rapporto che supera l’ambito memoriale, proiettandosi ancora nell’attualità della vita di chi l’aveva conosciuto, nelle aule dell’Alfieri così come del Govone – la scuola, quest’ultima, dove Chiodi insegnò più a lungo (dal 1939 al 1957), instaurando in città rapporti di intensa amicizia ed entrando a far parte, tra l’altro, della redazione albese-torinese della «rassegna d’arte attuale» I 4 soli di Adriano Parisot.

«Anche noi partecipiamo», sottolinea De Bartolomeis: la ricerca «incantata e rispettosa» di Chiezzi riflette «una commossa e delicata dolcezza che nel variare ci sfiora», invitando al colloquio tutti gli spettatori. Ex allievi o no, non importa: sabato sarà la mediazione delle testimonianze e dei dipinti a includere chi non c’era: oltre a De Bartolomeis e all’autore, parleranno gli alfieriani Eugenio Torre e Piero Revello; quindi, per la parte albese che ha organizzato la giornata e la mostra, Luciano Marengo, Pier Carlo Rovera, Ettore Paganelli.

La mostra, aperta negli orari scolastici fino al 17 novembre, consentirà di interessarsi ancora una volta di Chiodi, e constatare, a quasi cinquant’anni dalla sua morte, la permanenza degli effetti del suo carisma pedagogico. Di un ragazzo delle montagne bresciane, allievo di una zia maestra elementare e maestro anch’egli, che proprio in pedagogia – con una tesi, oggi perduta, che incuriosirebbe leggere – si era laureato a Torino con Nicola Abbagnano, pochi mesi prima di vincere la cattedra ad Alba e iniziare a «spalancare menti e coscienze», come scrisse Giovanni Arpino, a generazioni di ragazzi.

Edoardo Borra

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