«Troppe persone senza risorse e senza lavoro»

Con il decreto Salvini crescono gli irregolari 1

INCHIESTA L’ente gestore dei posti Sprar di cui è titolare il Comune di Alba – che secondo il nuovo bando dovrebbero passare da 16 a 28 – è la cooperativa sociale Cis, di cui fanno parte le cooperative Alice e Orso: sono loro a portare avanti in concreto i progetti sul nostro territorio. Anche se manca ancora il via libera definitivo agli alloggi, destinati ad accogliere gli stranieri a piccoli gruppi in città secondo il modello di un’accoglienza diffusa, il progetto è ormai pronto a partire in tutti i suoi aspetti.

Ma in estate è arrivato il decreto Salvini, che mette a rischio il lavoro svolto, come spiega Alessandro Valmachino, responsabile dell’area rifugiati per Alice: «Il 2018 è stato un anno molto positivo, perché finalmente i Comuni hanno compreso l’importanza del sistema Sprar, decidendo di entrare a far parte della rete. Se con i Cas la presenza degli stranieri viene spesso subita, con gli Sprar si ha una gestione diretta da parte degli enti locali. C’è una rendicontazione puntuale delle risorse e moduli operativi che prevedono l’attivazione di percorsi fondamentali per l’integrazione, in collaborazione con la rete socio-assistenziale che già offre il territorio: dall’assistenza legale alla formazione, per passare all’inserimento lavorativo. Sono percorsi che durano sei mesi e che possono essere rinnovati solo per ulteriori sei. Purtroppo, però, tutti i passi in avanti rischiano di essere vanificati da questa normativa, che ci farà arretrare su più fronti».

Sicurezza e immigrazione: leggi anche…

Valmachino scende nel dettaglio, a partire dall’abolizione del permesso per motivi umanitari: «È un vero paradosso, perché non si creerà maggiore sicurezza ma più insicurezza. Il permesso per motivi umanitari, secondo la normativa precedente al decreto Salvini, viene rinnovato ogni due anni: di conseguenza chi lo ha ricevuto nel 2017 si ritroverà nel nuovo anno senza alcun permesso. In altre parole, stiamo parlando di persone che andranno a finire in una sorta di limbo, irregolari di fronte alle istituzioni, senza risorse e senza un lavoro, e quindi con una maggiore propensione a delinquere. Ad Alba abbiamo già due stranieri, titolari di permesso umanitario, a cui è stata negata la possibilità di avviare il rinnovo. In più, fin qui la maggior parte dei posti Sprar sono stati occupati da titolari di questo permesso: se a loro si negherà la possibilità di proseguire il percorso e di entrare in questa rete virtuosa, i Comuni si ritroveranno con posti vacanti nel lungo periodo».

E dal sistema Sprar verranno anche esclusi i richiedenti asilo, che saranno condannati a restare nei Cas, con ulteriori effetti negativi, come commenta Salvatore Nola della cooperativa Orso: «Anche se sul territorio abbiamo scelto di offrire le stesse opportunità sia alle persone ospitate nel Cas che nello Sprar, a livello legislativo ci sono importanti differenze tra i due sistemi. Solo lo Sprar rappresenta un percorso di accompagnamento verso l’autonomia e non una sorta di sosta in attesa dell’esame di fronte alla Commissione territoriale, come invece accade per i Cas. In queste ultime strutture, gli stranieri dovrebbero restare per un periodo limitato, anche se poi i tempi si dilatano tantissimo. Negare l’ingresso nello Sprar ai richiedenti asilo, che si ritroveranno senza le risorse personali sufficienti per inserirsi nella società e nel mondo del lavoro, significa solamente aumentare il numero di persone in condizioni di marginalità, con conseguenze sul senso di sicurezza percepito nelle nostre città e nei nostri paesi».

f.p.

PRANDI: «SI METTONO A RISCHIO I DIRITTI»

Il nuovo decreto su immigrazione e sicurezza è l’oggetto di una lettera inviata dal garante comunale per i detenuti, Alessandro Prandi, al Consiglio comunale albese. Il tema dell’accoglienza è fortemente legato al sistema delle carceri, come spiega Prandi: «All’articolo 12 si prevede infatti il forte ridimensionamento del sistema Sprar, riservandolo solo a chi ha già ricevuto la protezione internazionale e ai minori non accompagnati. La norma rischia di favorire più di una situazione di illegalità e di ulteriore intasamento del nostro sistema penitenziario, scaricando i problemi sui territori e sui Comuni. Non vedo come un decreto che pone come suo fondamento la sottrazione di diritti al gruppo più fragile della nostra società – i rifugiati e i richiedenti asilo – possa in qualche modo risolvere i problemi del Paese. Ma ridurre lo spazio dei diritti per una minoranza, oltre a essere contrario ai princìpi della democrazia e della nostra Costituzione, alimenta il conflitto sociale e peggiora la qualità delle relazioni nel territorio». Da questo assunto la richiesta rivolta all’Amministrazione albese di «prendere posizione in merito, per migliorare il recente provvedimento e soprattutto tutelare la nostra città, che fino a oggi ha portato avanti un modello d’integrazione che funziona e sul quale al massimo sarebbe possibile proseguire con degli opportuni aggiustamenti».

f.p.

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