Scopriamo i tanti significati della parola piemontese “Maȓìssia”

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ABITARE IL PIEMONTESE

Maȓìssia: Accortezza, sospetto, arguzia, scaltrezza, astuzia, sensazione, impressione; cattiva intenzione, malvagità, pensiero torbido.

 

La rubrica Abitare il piemontese ha alcune linee guida per cercare di essere costruttiva, attuale e quanto più possibile vivace. Tra le diverse regole ve n’è una, intuibile, che ora posso confidare: il vocabolo proposto non deve essere traducibile né per assonanza, né con una sola altra parola nel suo corrispettivo italiano. Il concetto deve essere ampliabile.

Questa settimana, infatti, per quanto la parola proposta sia maȓìssia, dobbiamo sapere che il suo corrispettivo italiano, malizia, non porta con sé esattamente il medesimo significato della maȓìssia piemontese. Diciamo piuttosto che i due significati si sfiorano appena.

Per l’appunto, su un noto vocabolario di lingua italiana la parola malizia è così spiegata: “Tendenza, inclinazione a commettere il male consapevolmente; conoscenza del male, furbesca e quasi compiaciuta di sé; furberia, astuzia, cattiveria, malignità.”. Evinciamo dunque che prende accezione negativa giustificata anche dalla radice della parola stessa mal.

In piemontese, però, il discorso è leggermente diverso. Vuol dire sì, tutto ciò che abbiamo elencato, ma in taluni casi l’accezione può diventare più positiva e rimarcare il fin di bene per il quale viene utilizzato il termine. Solitamente può indicare uno stratagemma, un espediente, un accorgimento oppure la sensazione, la giusta attenzione, l’arguzia per migliorare qualcosa.

Risolti questi tecnicismi lessicali, è il caso di fare qualche esempio pratico che dimostri concretamente come può essere inserita in una frase la parola di oggi.

            Të stai nan atant, t’hai gnun-e maȓìssie (non stai attento, non hai nessun accorgimento); r’ava nen ȓa maȓìssia ‘d vogh-te bele sì (non mi aspettavo di vederti qui); tuti ij dì o pensava sèmpe a trové na scusa, na maȓìssia për fé ‘n manera dë scapé (tutti i giorni pensava sempre a come trovare una scusa, uno stratagemma per fare in modo di scappare); chièl o r’eva ‘n drito, fin, pin ‘d maȓìssie (lui era un astuto, elegante, pieno di cattive intenzioni). Insomma, non c’è peggiore sordo di chi non vuol sentire.

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