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Lupi: Coldiretti e Uncem chiedono più tutela per i pastori

Lupi: la Coldiretti chiede  gli abbattimenti selettivi
Immagine d'archivio

IL CASO Coldiretti e Uncem tornano a mettere in evidenza il problema dei lupi. L’Associazione agricola, nella giornata che dà il via alla transumanza, ha reso nota un’analisi contenuta nel report “L’Italia dei pastori”, in occasione della maxi protesta che ha portato mille pecore in piazza a Padova. «La problematica resta grave poiché costringe alla fuga migliaia di famiglie che da generazioni popolano le montagne, ma anche i tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze», sottolineano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa, delegato confederale.

In Piemonte la zootecnia da carne conta numeri importanti e le aziende che allevano la razza bovina piemontese sono 6mila con 15mila addetti, oltre 315mila capi e un fatturato che arriva a 500 milioni di euro. Il comparto ovi-caprino è in crescita, con 150 allevatori professionali di capretto, 25mila capre in produzione e circa 2.200 allevamenti ovini. «Serve un forte impegno dalla Regione affinché in sede di conferenza Stato-Regioni si possa velocizzare l’iter e rafforzare il piano lupo, proposto dal Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, dove necessario. È di fondamentale importanza, quindi, che siano presenti a livello territoriale misure anche coraggiose per controllare e contenere i lupi e gli ibridi cane-lupo», concludono Moncalvo e Rivarossa.

Aggiunge il presidente nazionale Uncem Marco Bussone: «Siamo dalla parte dei pastori e degli allevatori, dei margari e degli imprenditori agricoli. Troppe aziende negli ultimi hanno interrotto la loro attività mortificate da eccessive regole e burocrazia. Così la superficie agricola si è ridotta e il bosco è tornato a invadere prato e pascolo. La presenza di branchi di lupi sta scoraggiando, in molte aree alpine e appenniniche, l’attività di allevamento. Senza i pascoli le montagne muoiono. Uncem si aspetta dai Ministeri dell’Ambiente e della Politiche agricole Alimentari e Forestali un impegno concreto per tutelare un bene comune, quale è l’agricoltura nelle aree montane, con un sostegno pubblico unito a sistemi di difesa appropriati e un rapido e adeguato rimborso dei danni».

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