CANALE Tra i tanti ospiti convenuti a Canale per la prima edizione del festival Diversamente Cittabile anche Agostino Zanotti, fondatore dell’associazione Adl (Ambasciata della democrazia locale) a Zavidovici. Originario di Roncadelle, nel Bresciano, Zanotti ha portato alla creazione di una rete solidale che, all’indomani del conflitto nell’ex Jugoslavia, ha contribuito alla ricostruzione del tessuto sociale nella cittadina bosniaca di Zavidovici. La presenza dell’attivista a Canale è stata l’occasione per incontrare amici e volontari albesi, con cui da anni c’è un legame di collaborazione, e riflettere sul ruolo dell’associazionismo solidale.
Agostino, lei parla di guerra come “disabilità condivisa da una maggioranza”. Cosa intende?
«Durante un conflitto, i diritti fondamentali dell’individuo sono negati e le aspirazioni della collettività a una vita migliore interdette. La popolazione civile coinvolta in una guerra paga un prezzo altissimo e non ha strumenti per far valere le proprie ragioni. Ciò che diamo per scontato in tempo di pace, si rivela prezioso e insostituibile quando viene sottratto improvvisamente».
Quale esperienza l’ha condotta a interessarsi al conflitto balcanico?
«L’incontro con gli abitanti di Zavidovici emigrati in Lombardia in cerca di miglior fortuna. E poi la partecipazione alla marcia dei cinquecento che nel dicembre del 1992 portò a Sarajevo il sostegno di tanti pacifisti che si attivarono con azioni non violente di soccorso alla popolazione civile».
Che cosa accadde il 29 maggio 1993?
«Il convoglio dove viaggiavamo io e quattro volontari fu fermato da un gruppo paramilitare. Il comandante Hanefija Prijc decretò la nostra esecuzione. Guido Puletti, Sergio Lana e Fabio Moreni furono uccisi; io e Christian Penocchio riuscimmo a fuggire. Questo tragico evento segnò l’avvio di un processo dove la ricerca di una giustizia, che non fosse vendetta privata, si affiancava alla volontà di rafforzare l’impegno umanitario verso tutte le vittime del conflitto bosniaco. Nel 1996 nasce l’Ambasciata della democrazia locale a Zavidovici, un progetto che si è allargato territorialmente coinvolgendo anche Alba con l’associazione Strani vari, che ogni anno mobilita tanti giovani in progetti di scambio culturale».
A guerra conclusa, il lavoro dei pacifisti non si fermò.
«Assolutamente no. Settori d’intervento cruciali per il nostro tempo sono quelli della migrazione e della tutela dei rifugiati. La sospensione dei diritti umani non è una condizione che interessa solo un conflitto armato. Serve l’impegno di tutti. Si fa presto a dire “razzista”; molto più complesso è riuscire a discutere e analizzare le paure, creando una comunità solidale».
Alessio Degiorgis