Nel segno di Piero Rossano procede il dialogo tra le fedi

Dialogo con i mussulmani oggi?
Mons. Pietro Rossano

Monsignor Piero Rossano è stato ricordato, domenica 16 giugno, nel 28° anniversario della morte, con un momento di vero dialogo interreligioso.

Tre studiosi – don Andrea Pacini, teologo cattolico, Jutta Sperber, teologa luterana e Younis Tawfik, scrittore e poeta musulmano – si sono confrontati, in Alba, sul Documento sulla fratellanza umana sottoscritto, ad Abu Dhabi, il 4 febbraio scorso, da papa Francesco e dal grande imam Al-Tayyeb. È un testo che non ha avuto la risonanza mondiale che avrebbe meritato, considerando l’autorevolezza dei firmatari e l’importanza delle proposte.

Possiamo chiamare “fratelli” le persone di altre fedi. Il termine che dà il titolo al documento è molto impegnativo, ma nella linea del Concilio (Gaudium et spes, n. 85) e più ancora dell’enciclica Laudato si’ dove si parla del cosmo come la “casa comune” di tutta l’umanità. La fratellanza, però, ha ricordato don Pacini, nel suo sguardo generale al documento, non è solo un dato di partenza, ma un compito da svolgere, uno stile di vita da costruire, superando fratture e crisi recenti. I nemici della fratellanza, secondo il documento, sono la divisione tra ricchi e poveri, una cultura materialista che si allontana dalla trascendenza e l’uso delle religioni come elemento di divisione e di violenza, fino alla guerra e al terrorismo.

Il compito di costruire la fratellanza spetta in primo luogo a quanti hanno responsabilità in campo politico, religioso e culturale, a coloro cioè che possono orientare le menti e le coscienze delle masse. Costoro sono chiamati ad adottare la «cultura del dialogo come via, la collaborazione come condotta e la conoscenza reciproca come metodo». Tocca ai vari leader, ciascuno nel proprio ambito, vigilare contro le strumentalizzazioni violente della religione e lavorare alla formazione delle menti, soprattutto dei giovani.

La lettura di Yutta Sperber è stata più critica: la teologa ha ricordato che una vera fratellanza non può essere basata solo sulla comune fede nel Dio creatore: i “fratelli” devono avere pari diritti e libertà. I musulmani non ammettono la piena libertà religiosa, compresa la possibilità di cambiare religione.

Younis Tawfik ha invece rimarcato il coraggio, del Papa e dell’Imam, di firmare un documento che non sta avendo vita facile e non sta riscuotendo grande entusiasmo nemmeno tra i musulmani, perché impegnativo. Un altro ostacolo, sempre nel mondo islamico, è l’elevato tasso di analfabetismo religioso che impedisce la comprensione di un simile documento. Per questo occorre rendere onore a chi ha avuto il coraggio di «gettare questa pietra nello stagno», richiamando gli uomini di cultura al compito di veicolare idee. Questo è un forte segnale di speranza.

Un documento nello spirito di monsignor Rossano. Il testo è perfettamente in linea con la proposta di Piero Rossano di un dialogo per la costruzione di una “casa comune” in cui si possa vivere come fratelli. Come si legge nel documento, questa casa poggia su solide fondamenta – la fede, la carità e la speranza – e si regge su robusti pilastri portanti. Poi purtroppo ci sono le liti e le beghe “di condominio” che attirano l’attenzione perché fanno grande rumore, oltre che danni e disastri. Dialogare significa riscoprire ciò che è essenziale alla stabilità della casa, offrendo ciascuno il proprio contributo per rendere più serena la convivenza.

Battista Galvagno

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