SANFRÈ Una vita fra alti voltaggi, affetti e la ricerca di geometrie funamboliche sul green: trascorre fra queste e altre amenità la vita di Roberto Dellarocca, 29 anni a ottobre, da Sanfrè, dipendente Enel fresco di un quinto posto (su 50 partecipanti) ai Nazionali della serie B di biliardo. La fase finale della manifestazione organizzata da Fibis (federazione che raggruppa gli sportivi italiani della stecca) ha visto in corsa il giovane nella specialità Pool a Roma il 10-12 luglio. «La mia fidanzata sperava perdessi, così da avere tempo per fare un giro in città; invece sono uscito il terzo giorno di gare», scherza Roberto. «Mi ero già classificato lo scorso anno per le fasi finali grazie ai play out. Quest’anno ho staccato il biglietto dopo aver vinto la Serie B regionale e ora militerò nella massima divisione».
Funziona così. Tre categorie, procedendo a ritroso dalla C alla A, una ventina i praticanti per ciascun campionato da tutto il Piemonte, sei appuntamenti ufficiali fra settembre e marzo nei quali gli atleti, divisi in due gironi, si affrontano in una competizione a eliminazione fino a che non restano in gara i due finalisti (a punteggio, assieme al terzo nella classifica finale).
«Le gare sono ospitate nella sala biliardi Le comiche games di Beinasco, la sede ufficiale. La categoria Pool è quella nota come “carambola”, un nomignolo spregiativo coniato per distinguerla dalla “goriziana” o gioco all’italiana, nel quale il biliardo non ha buche e si usano i birilli per i punti». Roberto traccia una distinzione prima di spingersi nel dettaglio tecnico di una disciplina di importazione, made in Usa, resa celebre dal film con Paul Newman. «Esistono tre varianti del gioco. La più conosciuta è la Palla 8, scopo della partita imbucare la biglia nera dopo aver “pulito il tavolo” dalle altre 14 sfere divise fra mezze o piene».
Il nostro uomo ricorre al gergo da giocatore consumato, dopo 7 stagioni nella divisione cadetta piemontese. «Le specialità Palla 9 e Palla 10 sono quelle in cui la fortuna conta meno e l’aspetto tecnico emerge. Nel primo caso i giocatori devono imbucare 9 biglie numerate, lo stesso avviene nell’ultima variante, con la differenza che ogni tiro dev’essere dichiarato, cioè ogni biglia deve essere mandata nell’apertura indicata prima del colpo, se non ci riesci è fallo e bianca, in mano all’avversario». Tre vittorie in altrettante manches regionali e due terzi posti hanno aperto le porte della Serie A che il sanfredese disputerà quest’autunno, il coronamento di un viaggio sportivo iniziato quando era poco più che un ragazzo: «Questa storia inizia con un gruppo di amici; avevamo 16 anni e ci ritrovavamo al circolo Nevada a Sanfrè, un biliardo attrezzato per la “carambola” fra gli altri tavoli. A 23 anni ho esordito direttamente in Serie B, ma in mezzo ci sono tantissimi Open (come vengono definiti i tornei a iscrizione) da Alessandria, ad Aosta, passando per Torino».
L’approdo fra i grandi è arrivato grazie al guru Gerry Carlone, talent scout attivo nell’ambiente, che lo nota e lo instrada verso il confronto. Roberto: «Mi alleno a giorni alterni; quando arrivo a casa dal lavoro, devo provare colpi per almeno due ore e poi nei fine settimana fisso appuntamenti, specie a Torino, con giocatori di categorie superiori con i quali mi confronto per imparare meglio». Il segreto di un buon giocatore è nella capacità di valutare a occhio i colpi, specie nella regina dei tiri: la sponda. «A differenza della “goriziana”, conti i diamanti incastonati nella sponda (i riferimenti graduati) e capisci dove la palla finirà, qui conta l’intuizione, devi avere buona vista e “sentire” il colpo».
Davide Gallesio